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Le cause della guerra di Troia

Scopri le vere cause della guerra di Troia secondo il mito greco: dalla mela d’oro della discordia al giudizio di Paride, fino all’amore per Elena. Un racconto epico tra dèi, ambizione e destino.

Era trascorso molto tempo dalla nascita dell’universo e Gea, la Madre Terra, era ormai stanca. L’umanità, cresciuta in numero e ambizione, calpestava incessantemente il suo suolo, affaticandola e soffocandola con la propria inquietudine. Così Gea si rivolse a Zeus, il re degli dèi, chiedendogli aiuto. Lo supplicò di porre fine all’agitazione degli uomini, fonte del suo tormento. Se l’umanità avesse trovato quiete, anche lei avrebbe avuto sollievo e Zeus avrebbe dimostrato la sua potenza punendo l’arroganza e la brama degli uomini.

Zeus si rivolse a Temi, dea della Giustizia, in cerca di un rimedio. Fu lei a suggerire una guerra, grande e devastante, che avrebbe ridotto il numero degli uomini. Un’occasione perfetta si avvicinava: le nozze di Peleo e Teti, un mortale e una ninfa marina. Tutti gli dèi erano stati invitati, e l’invidia e le rivalità tra loro avrebbero potuto facilmente essere accese.

Peleo, uomo valoroso, aveva conquistato l’amore di Teti dopo molte prove. Ella, figlia del vecchio Nereo, aveva rifiutato perfino Zeus in gioventù, guadagnandosi per questo la protezione di Era, la moglie del dio. Fu Era, infatti, a intercedere affinché Teti sposasse non un dio, ma il più nobile tra gli uomini.

Le nozze furono celebrate sul Monte Pelio, in Tessaglia. Gli dèi cantarono inni e portarono doni magnifici: Chirone, il saggio centauro, donò una lancia perfetta, forgiata con l’aiuto di Atena ed Efesto; Poseidone offrì due cavalli immortali, Balio e Xanto. Doni che avrebbero servito bene non solo Peleo, ma soprattutto il figlio che sarebbe nato: Achille. Gli oracoli avevano predetto che il bambino sarebbe stato più forte del padre.

Teti, desiderando l’immortalità per il figlio, lo immergeva ogni notte nel fuoco per distruggere la sua parte mortale, e di giorno lo ungeva con ambrosia. Ma Peleo, scoperto il rito, spaventato, la fermò. Così Teti, appena dodici giorni dopo la nascita del bambino, lasciò la casa e tornò nel mare, dal padre e dalle sorelle Nereidi. Quasi tutto il corpo di Achille era ormai invulnerabile, tranne il tallone da cui la madre lo teneva durante l’immersione: era quello l’unico punto vulnerabile.

Peleo affidò il piccolo al centauro Chirone, che lo crebbe nei boschi, nutrendolo con la carne di animali selvaggi.

Ma il giorno del matrimonio, proprio quando i festeggiamenti erano al culmine, si presentò Eris, la dea della Discordia, esclusa dagli inviti. Istruita da Temi, portava con sé un dono fatale: una mela d’oro, recante l’iscrizione “Alla più bella”. Non destinata agli sposi, ma alle dee presenti. Immediatamente sorse una disputa tra Era, Athena e Afrodite, ognuna convinta di meritare il frutto.

Zeus, per evitare il conflitto, propose un giudice imparziale: un giovane pastore sul Monte Ida, di nome Alessandro, ma conosciuto come Paride. Figlio di Priamo, re di Troia, era di nobile stirpe e di straordinaria bellezza. Le tre dee accettarono e si prepararono a raggiungerlo. Afrodite, decisa a prevalere, si adornò con una veste intessuta di fiori e profumi celestiali, e si fece accompagnare dalle Grazie e dalle ninfe, in un corteo splendido.

Giunte da Paride, ciascuna cercò di conquistarlo con promesse: Era offrì potere e dominio sul mondo, Atena gloria e saggezza in battaglia, Afrodite invece gli promise l’amore della donna più bella della terra. Paride, colpito dalla visione e dalla promessa di Afrodite, scelse lei. La dea mantenne la parola: la donna più bella era Elena, figlia di Zeus e Nemesi, cresciuta da Leda, regina di Sparta, insieme a Castore e Polluce.

Molti principi avevano chiesto la sua mano, ma Tindaro, padre adottivo, aveva imposto ai pretendenti un giuramento: avrebbero rispettato la scelta di Elena e sarebbero accorsi in aiuto del prescelto se mai fosse stato minacciato. Elena scelse Menelao, fratello di Agamennone, e divenne regina di Sparta.

Afrodite, ormai trionfante, ordinò a Paride di costruire una nave e salpare per la Grecia. Lo rassicurò: Elena non avrebbe rifiutato il suo amore. Gli consigliò di portare con sé Enea, figlio di Anchise e della stessa Afrodite, come compagno fedele. Paride, ispirato dalle profezie di Eleno e Cassandra, partì. Nessuno, né tra gli dèi né tra gli uomini, poteva immaginare che da quella mela e da quell’amore sarebbe scoppiata la guerra più grande della storia antica: la guerra di Troia.

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