HomeMitologia grecaCassandra: il destino di chi non è creduto

Cassandra: il destino di chi non è creduto

Scopri chi è Cassandra la sacerdotessa figlia di Priamo e di Ecuba il cui destino fu di non essere creduta dagli altri. Nonostante tutto non si arrese fino alla fine. 

INDICE CASSANDRA

Il fuoco di Troia e l’inizio della fine

Troia sta bruciando. Nella notte, il cavallo di legno ha svelato il suo inganno: i guerrieri achei emergono silenziosi e feroci, seminando distruzione. Tra il caos e le fiamme, il re Priamo viene trucidato da Neottolemo, mentre i superstiti si disperdono. In questo inferno, Cassandra, figlia di Priamo e sacerdotessa di Apollo, cerca rifugio presso l’altare di Atena. Lì, abbracciata al simulacro della dea, viene brutalmente trascinata via da Aiace Oileo, che la violenta accanto alla statua infranta. Questo gesto sacrilego scatenerà l’ira degli dei e condizionerà il destino dei vincitori.

Le profezie più note di Cassandra

Cassandra non è solo una principessa troiana. Ricevuto da Apollo il dono della profezia, ne subisce anche la maledizione: poiché ha respinto l’amore del dio, nessuno crederà alle sue parole. Questo paradosso la condanna a vedere chiaramente il futuro, senza mai poterlo cambiare. Aveva previsto la distruzione di Troia, il pericolo rappresentato da Paride, l’inganno del cavallo di legno. Eppure, la sua voce è stata ignorata, soffocata non dal silenzio, ma dall’incredulità.

Le sue profezie più note comprendono:

  • La distruzione di Troia, già al ritorno di Paride dalla Grecia con Elena.
  • Il pericolo rappresentato da Paride stesso, già alla nascita.
  • L’inganno nascosto nel cavallo di legno lasciato dai Greci.
  • La morte sua e di Agamennone al loro ritorno a Micene.

Eppure, la sua voce è stata ignorata, soffocata non dal silenzio, ma dall’incredulità.

Dopo il sacco di Troia, Cassandra viene offerta come bottino ad Agamennone. Ridotta a concubina, parte per la Grecia sapendo già cosa l’attende. A Micene, la regina Clitennestra, assetata di vendetta per il sacrificio della figlia Ifigenia, vede in Cassandra una rivale e uno strumento di umiliazione. La fine è già scritta: Agamennone e Cassandra saranno uccisi, vittime della stessa trama che lei aveva previsto, della quale aveva parlato, inascoltata, anche nel momento estremo.

Evelyn De Morgan, Cassandra 1878

Cassandra: tra furia e lucidità

La figura di Cassandra si staglia nella tragedia greca come un personaggio unico: sacerdotessa invasata, ma anche profetessa lucida. Nei versi di Eschilo e Euripide, alterna parole confuse e grida profetiche a monologhi limpidi e razionali. Sa leggere i segni divini, ma sa anche parlare con logica. Questo doppio registro la rende una mantis, cioè una veggente invasata, e insieme una profetessa, capace di comprendere con il pensiero.

Perché, in una cultura come quella greca che tanto venera la divinazione, Cassandra resta inascoltata? Forse perché è una donna che parla troppo chiaramente. Il suo furore profetico, il suo rifiuto dei compromessi, la rendono un’outsider in un mondo patriarcale. La sua è una voce che denuncia, che disvela verità scomode. Nelle opere ellenistiche, come nell’Alessandra di Licofrone, la sua marginalità si accentua: è rinchiusa, isolata, persino ridicolizzata. Ma il suo sapere, seppur ignorato, persiste.

Figura tragica e moderna

Attraverso i secoli, Cassandra continua a parlarci. Nella ballata di Schiller, diventa emblema del peso della conoscenza: «Per una mortale è terribile essere il vaso della verità». Nella tragedia moderna di Giraudoux e nel romanzo di Christa Wolf, la sua voce si fa ancora più critica: è l’unica a denunciare la follia della guerra, a rifiutare le logiche di potere maschile. Resta fedele a se stessa fino alla fine, anche se questo significa morire.

Cassandra non è solo una profetessa inascoltata. È il simbolo della voce femminile repressa, della verità negata, della consapevolezza che non riesce a incidere sul reale. Il suo mito resta attuale perché incarna il conflitto tra sapere e potere, tra verità e consenso. Parla ancora oggi a chi lotta per far sentire la propria voce, a chi rifiuta le bugie rassicuranti. Non è la felicemente ignorante, ma la consapevole condannata. Eppure, continua a parlare. Anche nel deserto.

 

RELATED ARTICLES

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Most Popular

Recent Comments