HomeStoria della Grecia AnticaAres, il Dio della guerra nella mitologia greca: storia, miti e culto

Ares, il Dio della guerra nella mitologia greca: storia, miti e culto

Scopri la storia completa di Ares, il dio greco della guerra. Miti, amori, vendette, culto e rappresentazioni iconografiche del potente e temuto signore del conflitto nell’antica mitologia greca

Origini e natura divina

Ares è una delle divinità più antiche e temute dell’Olimpo greco. Figlio di Zeus e Hera, egli incarna la forza bruta e selvaggia della guerra. A differenza della sorella Atena, che rappresenta la strategia e la saggezza in battaglia, Ares è simbolo del furore cieco e del caos del combattimento corpo a corpo.

Nel “Iliade”, Omero lo descrive come detestato persino dai suoi genitori, in quanto portatore di morte e distruzione. La sua presenza sul campo di battaglia è accompagnata da Deimos (Paura) e Phobos (Terrore), suoi figli e compagni inseparabili. Malgrado la sua forza divina, Ares viene spesso sconfitto da dei più accorti o eroici, come Atena o Eracle, a dimostrazione che il coraggio cieco non basta senza intelletto.

La sua nascita ha anche una versione alternativa raccontata da Ovidio, in cui Hera, per gelosia nei confronti di Zeus che aveva generato Atena da solo, chiese aiuto alla dea Flora e diede alla luce Ares senza bisogno del contributo maschile.

Amori e passioni

Ares e Afrodite

Il più celebre tra gli amori di Ares fu quello con Afrodite. Nonostante la dea fosse sposata con Efesto, dio del fuoco e della metallurgia, si legò sentimentalmente ad Ares in una relazione tanto passionale quanto scandolosa. Efesto, venuto a conoscenza del tradimento, realizzò una rete d’oro invisibile per intrappolare gli amanti e li espose al ludibrio degli altri dei, un episodio che generò ilarità tra gli Olimpi.

Dalla loro unione nacquero tre figli divini: Deimos, Phobos e Armonia, quest’ultima destinata a un tragico destino a causa della “veste maledetta” ricevuta in dono di nozze. Il loro amore rappresenta la fusione tra Eros e Thanatos, tra desiderio e distruzione.

La gelosia di Ares: Adone

Un altro racconto legato all’amore e alla gelosia vede protagonista Adone, il bellissimo giovane amato da Afrodite. Ares, mosso da una feroce gelosia, si trasformò in un cinghiale e uccise Adone durante una battuta di caccia. Questo episodio simboleggia la possessività e la vendetta passionale che contraddistingue il dio.

Ira e vendetta

L’uccisione di Halirrotio

Ares fu protagonista del primo processo giudiziario nella mitologia greca. Halirrotio, figlio di Poseidone, cercò di violentare Alcipe, figlia di Ares. Il dio, in un impeto d’ira, lo uccise. Poseidone, per vendetta, lo citò in giudizio davanti agli dei sull’Areopago, la collina ateniese che da lui prese il nome. Ares fu assolto, e questo evento segnò l’inizio del sistema giudiziario ateniese per i delitti di sangue.

La vendetta su Cadmo

Il re Cadmo di Tebe uccise un drago sacro ad Ares, guardiano della fonte Ismenia. Il dio, offeso, lo costrinse a servire come schiavo per otto anni per espiare la colpa. Solo dopo tale penitenza, Ares lo perdonò e gli diede in sposa sua figlia Armonia. Tuttavia, il rancore del dio non fu completamente sopito: in età avanzata, Cadmo e Armonia furono trasformati in serpenti, simbolo di punizione e metamorfosi divina.

Ares nelle guerre divine

Titanomachia e Gigantomachia

Ares combatté al fianco di Zeus durante le guerre cosmiche contro i Titani e i Giganti. Nella Gigantomachia, uccise con la sua lancia il gigante Mimas. Durante lo scontro con il mostro Tifone, si trasformò in un pesce per nascondersi in Egitto, un episodio che mostra anche la vulnerabilità del dio in situazioni estreme.

Il conflitto con Eracle

Ares entrò spesso in conflitto con l’eroe Eracle. Durante le sue fatiche, Eracle affrontò e uccise vari figli del dio, tra cui Diomede, re dei Bistoni, proprietario di cavalle antropofaghe, e la regina amazzone Antiope. In un altro scontro diretto, Eracle ferì Ares alla coscia, dimostrando che la forza dell’eroe poteva superare quella del dio stesso.

Il culto di Ares

Ares era venerato soprattutto in regioni considerate bellicose come la Tracia e Sparta. In Tracia, sua terra prediletta, il dio era associato al culto di spade sacre, mentre a Sparta una statua lo raffigurava incatenato: simbolo della necessità di contenere la violenza e dirigerla a fini patriottici.

In Grecia il culto di Ares non era particolarmente diffuso. I templi a lui dedicati erano spesso collocati fuori dalle mura cittadine, a indicare che la guerra, pur necessaria, doveva restare fuori dalla vita civile quotidiana. In Scizia, Ares era oggetto di sacrifici animali e talvolta umani, a dimostrazione del suo aspetto più oscuro.

Anche in Colchide esisteva un bosco sacro a lui dedicato, dove un drago da lui posto custodiva il Vello d’Oro. Il mito di Giasone e degli Argonauti è dunque indirettamente legato al dio.

Rappresentazioni iconografiche

Nell’arte greca Ares veniva spesso rappresentato come un giovane nudo, muscoloso e armato. I suoi attributi principali erano l’elmo, la lancia e lo scudo. A volte appariva in scene belliche, altre volte in episodi d’amore con Afrodite.

Tra gli animali a lui associati vi erano il serpente, simbolo di rinascita e vendetta, il grifone, creatura mitica legata alla ferocia, e l’avvoltoio, uccello di malaugurio legato al campo di battaglia. La sua figura era meno amata dagli artisti rispetto ad altre divinità, forse per il suo carattere brutale e poco armonioso.

Ares è una divinità complessa e ambivalente. Se da un lato rappresenta la furia cieca e la distruzione, dall’altro incarna il coraggio e la forza che, se ben incanalati, possono proteggere e difendere la giustizia. Nella visione del cosmo greco, egli è necessario quanto pericoloso: una forza primordiale che deve essere compresa, temuta e, quando possibile, guidata. I suoi miti ci parlano di passioni estreme, di giustizia vendicativa e di eroismo, rendendolo una delle figure più affascinanti dell’intero pantheon ellenico.

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