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Chi fu il re Agamennone e il suo ruolo nella guerra di Troia

Scopri la complessa figura di Agamennone, re degli Achei: eroe epico, padre dilaniato, sovrano controverso. Un viaggio tra mito, tragedia e giustizia, da Omero a Euripide e Seneca.

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Agamennone re di Argo e Micene

Agamennone, figlio di Atreo e re di Argo e Micene, è il celebre capo della spedizione achea contro Troia. La guerra, secondo il mito, scoppiò a causa del ratto di Elena, moglie di Menelao, da parte del troiano Paride. Tuttavia, l’origine remota del conflitto affonda le sue radici in una contesa divina: una gara di bellezza tra Era, Atena e Afrodite. Paride, chiamato a giudicare, scelse Afrodite che gli promise l’amore della donna più bella: Elena.

Agamennone, fratello di Menelao, si mise così alla testa di un’enorme armata greca per difendere l’onore del fratello e riconquistare Elena. L’Iliade di Omero ci presenta un Agamennone potente ma arrogante, in conflitto con Achille, l’eroe più valoroso dell’esercito acheo. Il re, rifiutando di restituire Criseide al padre Crise, sacerdote di Apollo, scatena l’ira del dio e una pestilenza nell’accampamento greco. L’indovino Calcante svela la causa del flagello, ma teme la reazione di Agamennone, che si rivela prepotente e spregiudicato, pretendendo in cambio Briseide, la schiava di Achille, provocandone il ritiro dal combattimento.

La stirpe maledetta degli Atridi

La storia di Agamennone è parte di una genealogia insanguinata. Tantalo, il capostipite, fu punito dagli dèi per sacrilegio; suo figlio Pelope, riportato in vita dagli dei, generò Atreo e Tieste. Il conflitto tra i due fratelli culminò in un banchetto orrendo: Atreo uccise i figli di Tieste e li servì al padre ignaro. Dall’unione incestuosa tra Tieste e la figlia Pelopia nacque Egisto, destinato a vendicare l’onta subita.

In questo clima di violenza ereditaria nasce Agamennone, protagonista di nuovi drammi familiari che ne segneranno il destino.

Il sacrificio di Ifigenia

Prima di salpare per Troia, la flotta achea fu bloccata da venti contrari. Calcante rivelò che per placare la dea Artemide, Agamennone doveva sacrificare sua figlia Ifigenia. In un drammatico conflitto interiore tra dovere politico e amore paterno, il re decise per il sacrificio. Euripide, nell’“Ifigenia in Aulide”, descrive il tormento del sovrano, l’inganno teso a Clitemnestra (madre di Ifigenia), e infine la rassegnazione della giovane che sceglie di morire per la patria, assumendo un ruolo eroico.

Il ritorno e la vendetta di Clitemnestra

Dieci anni dopo, Agamennone rientra vittorioso ad Argo con Cassandra, la profetessa troiana fatta sua concubina. Clitemnestra, che non ha mai dimenticato il sacrificio di Ifigenia, trama la vendetta con Egisto. Nell’“Agamennone” di Eschilo, la regina accoglie il marito con parole mielate e lo induce a calpestare un tappeto di porpora, simbolo di hybris. Poco dopo, Agamennone viene ucciso nella reggia, seguito da Cassandra.

Clitemnestra rivendica l’omicidio come giusto castigo per l’empietà del marito. La tragedia si conclude con l’annuncio della futura vendetta di Oreste, il figlio esiliato.

L’Agamennone di Seneca

Nel “Agamennone” di Seneca, la tragedia si carica di tinte fosche. Clitemnestra è combattuta, Egisto la spinge all’azione, Cassandra ha visioni profetiche del delitto. Il delitto si compie nel triclinio, durante un banchetto: Agamennone viene imprigionato in un mantello e colpito prima da Egisto, poi da Clitemnestra. Il dramma si conclude con l’odio di Elettra, che salva il fratello Oreste, destinato a vendicare il padre.

Aiace e la difesa dell’onore

In “Aiace” di Sofocle, Agamennone compare come antagonista di Teucro, fratello di Aiace, che vuole seppellirlo nonostante il divieto dei capi achei. Aiace si era suicidato dopo essere impazzito per non aver ricevuto le armi di Achille. Agamennone, arrogante, disprezza Teucro per la sua nascita servile. È solo Odisseo a ristabilire la giustizia, ricordando ad Agamennone il valore di Aiace e il dovere di seppellirlo.

Agamennone tra giustizia e moderazione

Ne “Le Troiane” e “Ecuba” di Euripide e Seneca, Agamennone appare come figura moderata. È contrario al sacrificio della giovane Polissena, richiesto dal figlio di Achille, Neottolemo, e prova pietà per Ecuba, madre straziata. In “Ecuba”, la regina ottiene la sua vendetta contro il re di Tracia, Polimestore, assassino di suo figlio Polidoro, grazie alla complicità silenziosa di Agamennone, che accetta di trattenere l’esercito mentre il delitto si compie.

Agamennone, alla fine, si pone come garante della giustizia, condannando l’empietà di Polimestore: “Chi protegge un malvagio, malvagio sarà giudicato”.

 

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