Le Amazzoni: le leggendarie donne guerriere della mitologia greca: dove vivevano, come si allenavano, le loro armi, i cavalli, la cintura sacra e le epiche battaglie contro eroi come Eracle, Teseo, Bellerofonte e Achille.
Chi erano le Amazzoni?
Le Amazzoni erano una leggendaria popolazione di donne guerriere, descritte dai Greci come “uguali agli uomini” per coraggio e abilità in battaglia. Erano figure centrali nella mitologia e nella cultura artistica greca, raffigurate come combattenti audaci, armate e temibili, ma anche belle e fiere.
Secondo la tradizione, vivevano ai confini del mondo conosciuto, lungo le coste del Mar Nero, nella città di Themiskyra. La loro società era matriarcale e autonoma, guidata da una regina — spesso identificata come Ippolita.
Le Amazzoni erano esperte cavalcatrici e maestre nell’uso delle armi: venivano raffigurate in arte mentre scagliavano frecce, brandivano asce, lanciavano giavellotti e affrontavano eroicamente la morte sul campo di battaglia. Indossavano pantaloni e stivali, un abbigliamento insolito per le donne greche, che le distingueva ulteriormente come “altre” rispetto al mondo ellenico.
Apparivano spesso nella ceramica domestica e nella scultura pubblica, in vivaci scene di scontro contro celebri eroi greci come Eracle (Ercole), Teseo e Bellerofonte. Queste battaglie simboleggiavano il confronto tra la civiltà greca e il mondo barbaro e misterioso delle Amazzoni. Alcune di queste scene decoravano persino monumenti importanti come il Partenone di Atene.
Sebbene per lungo tempo considerate solo figure mitologiche, scavi archeologici in Eurasia hanno rivelato che donne guerriere realmente esistite nelle tribù nomadi delle steppe, specialmente nell’area del Mar Nero, potrebbero aver ispirato il mito delle Amazzoni.
Dove vivevano le Amazzoni
Indagando in particolare sugli Sciti, è possibile delineare l’area in cui vissero le Amazzoni. La collocazione esatta della Scizia — una regione misteriosa e vasta — fu oggetto di studio per storici come Erodoto, Strabone, Plinio il Vecchio, Pomponio Mela, Ipparco e molti altri autori dell’antichità.
Le pianure a est del Mar Caspio erano chiamate Scizia Asiatica. Secondo Erodoto, gli Sciti d’Europa erano popolazioni di origine finnica che si erano stanziate in un vasto arco territoriale, che andava dalla Bulgaria al Turkestan, fino alle zone abitate dai Kirghisi. Gli Sciti asiatici, spesso identificati con Tartari, Turchi o Mongoli, erano numerosi e suddivisi in diverse tribù.
Più a oriente, vivevano Sciti nomadi che si spostavano nelle zone della Crimea, mentre altri si erano insediati lungo le rive fertili del fiume Boristene (oggi Dnepr), nei pressi dell’attuale Kiev. Era raro che gli Sciti vivessero in modo stanziale: sia Erodoto sia lo storico romano Barare — pur vissuti in epoche diverse — li descrivono come un popolo nomade, errante, legato agli orizzonti sconfinati e mutevoli delle steppe.
Dopo aver respinto i Cimmeri oltre il Mare di Azov, gli Sciti si spinsero fino al Danubio e da lì scesero verso la Turchia, percorrendo entrambe le coste del Mar Nero. I più potenti erano chiamati Sciti Reali, e si estendevano fino al fiume Tanai (oggi Don). Da queste tribù provenivano due principi, Ilinos e Scolpito, che, assieme alle loro donne, lasciarono la patria originaria per migrare verso le rive del fiume Termodonte.
Fu in questi territori che apparvero le Amazzoni. Erano nomadi, instancabili migratrici e combattenti, capaci di fondare colonie lontane tra loro e di stringere alleanze o scatenare guerre a seconda delle circostanze. Non avevano una sede fissa e percorrevano terre sconosciute, spinte da un impulso d’avventura e dal richiamo di un misterioso regno soprannaturale.
Secondo alcuni storici antichi, le Amazzoni fondarono il loro primo insediamento in Cappadocia, lungo le rive del fiume Termodonte, dove sorse la città di Themiskyra, considerata la loro capitale. Pomponio Mela menziona anche la città di Licata, sempre situata sul Termodonte, e descrive come “amazzonici” i territori a nord-est di questa regione.
Altri autori antichi — come Curzio Rufo, Sallustio e Appiano — confermano la presenza amazzonica in quelle zone, ribadendo che le Amazzoni vissero tra le valli boscose e impervie del Caucaso. Si narra che una loro regina, Marchesina, riuscì a guidare il suo esercito fino alle cime montuose del Caucaso, dove, ispirata dalla vista di una vetta inaccessibile, vi dedicò un santuario naturale. Virgilio, nell’Eneide, menziona anch’egli questa montagna, che divenne luogo sacro per le Amazzoni.
Ogni anno, le guerriere si radunavano in quel luogo per rendere omaggio alle divinità che le avevano protette in battaglia. Le sorgenti che sgorgavano da quella montagna erano ritenute miracolose, con proprietà curative. Qui le Amazzoni ferite si rifugiavano per guarire; altre, stanche della vita di guerra, vi si ritiravano per meditare o porre fine alla loro esistenza bellica. Alcune tribù si stabilirono nelle radure ai piedi della montagna sacra, diventando stanziali e deponendo le armi.
Strabone afferma che insediamenti amazzonici si trovavano anche nelle montagne a nord del Caucaso. Teofane, che accompagnò Pompeo nella sua spedizione, descrive territori amazzonici separati dal paese dei Pelasgi dal fiume Mermoz. Anche Tolomeo e Plinio confermano la presenza amazzonica nel Caucaso e nelle regioni circostanti il Termodonte.

Perché furono chiamate Amazzoni?
Secondo Erodoto, il primo a interrogarsi sul significato del nome fu Ellan di Lesbo. Egli ipotizzò che “Amazzone” derivasse da a-mazos, cioè “priva di mammella”. La maggior parte degli istituti culturali greci condivideva la convinzione che le Amazzoni fossero prive del seno destro. Nella cultura ellenica, infatti, le parti del corpo avevano significati simbolici: il lato destro rappresentava la mascolinità, quello sinistro la femminilità. Il taglio del seno destro poteva simboleggiare quindi una rinuncia violenta alla parte maschile, per esaltare un’identità pienamente femminile.
Tuttavia, questa mutilazione potrebbe avere anche un valore simbolico più profondo, o essere una semplice metafora: rappresenterebbe donne che avevano rifiutato la componente maschile nella propria esistenza.
Altre interpretazioni suggeriscono che le Amazzoni venissero così chiamate perché il loro seno destro era più piccolo del sinistro, oppure perché lo lasciavano scoperto. Un’altra teoria si collega alle loro abitudini alimentari: secondo alcune fonti, il termine deriverebbe da maza, parola caucasica che significa “pane”, e le Amazzoni sarebbero state così identificate come “coloro che non mangiano pane”. Storici bizantini riportano che queste donne guerriere si nutrivano di selvaggina, lucertole, tartarughe e serpenti — animali legati alla terra e alle oscure potenze telluriche. Serpente e tartaruga, abitanti delle zone paludose, erano elementi centrali nel culto amazzonico. La lucertola, infine, era considerata un animale divinatorio, legato allo sciamanesimo.
In tutte queste interpretazioni, il prefisso a- ha funzione privativa, e richiama una mancanza: che sia di un seno o del pane, si tratta comunque di caratteristiche che i Greci attribuivano ai popoli “barbari”, cioè non civilizzati.
Altre etimologie danno al nome un significato più positivo: ama-zoonais, ovvero “con cintura”, allude alla famosa cintura magica delle Amazzoni, simbolo di forza e autorità. Oppure si interpreta il nome come “donne che vivono insieme”, un’espressione di coesione e solidarietà comunitaria. In questi casi, le Amazzoni vengono definite non per ciò che manca loro, ma per ciò che le distingue e le unisce.
Esistono anche interpretazioni geografiche e religiose: per i Calmucchi e i Circassi, la parola mazza significa “luna”, legando le Amazzoni al culto lunare. In diverse lingue slave, il termine corrispondente a “Amazzone” significa “donna forte”; in ungherese indica una “donna robusta”, in ebraico amatz significa “coraggioso”, mentre in persiano ha-mazan si traduce con “guerriero”. In lingua caucasica, infine, amaze significa “giovinezza”.
Secondo Diodoro, il nome “Amazzone” deriva dalla figlia dell’Amazzone Smirne, una sacerdotessa di Diana che portava proprio quel nome.
Come crescevano le figlie
Per comprendere meglio l’identità culturale delle Amazzoni, è fondamentale analizzare l’educazione delle loro figlie. Fino agli otto anni, le bambine vivevano una fase serena dell’infanzia, ma erano comunque allenate per diventare forti, coraggiose e implacabili. A otto anni iniziava per loro il destino di Amazzoni: un rito di passaggio cruento, secondo gli scrittori greci, che trasformava il corpo femminile in quello di una guerriera.
L’iniziazione prevedeva la mutilazione del seno destro per non ostacolare l’uso dell’arco. Esistevano tre metodi:
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L’applicazione di un ferro rovente sulla parte destra del petto per distruggere i germogli ghiandolari.
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L’amputazione del seno sviluppato con una lama affilata, seguita da medicazioni a base di erbe.
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L’uso di un corsetto rigido che comprimeva il petto, impedendo la crescita del seno destro.
Il gesto aveva sia una valenza pratica (migliorare la destrezza con l’arco), sia simbolica (rinuncia a un tratto tipico della femminilità per abbracciare l’identità guerriera). Tuttavia, alcuni Greci dubitavano della reale esistenza di questa mutilazione. In effetti, la maggior parte degli scultori e pittori raffigurava le Amazzoni con entrambi i seni intatti, a testimonianza della loro bellezza fiera e completa.
Come si vestivano le Amazzoni
Le fonti storiche non abbondano di dettagli sull’abbigliamento delle Amazzoni, ma alcune medaglie antiche offrono preziose testimonianze. In una medaglia rinvenuta a Thyatira, città fondata dalle Amazzoni, due guerriere sono raffigurate con elmi ornati da tre pennacchi, simili a quelli descritti da Omero per Ettore. Indossano una corazza corta fermata in vita da una cintura, sopra una gonna corta che lascia scoperte le ginocchia. Ai piedi, portano stivaletti poco adatti alla marcia — poiché per loro camminare era considerato indegno di una guerriera a cavallo.
In un’altra raffigurazione, un’Amazzone (forse Mirina) regge un piccolo tempio, mentre un’altra scena mostra Ercole nell’atto di attaccare una guerriera a cavallo, vestita con una tunica lunga fino alle caviglie. I piedi sono infilati in staffe fatte di cinghie collegate alla cintura: non esisteva una sella, e l’Amazzone aderiva al cavallo stringendolo con le gambe.
Gli abiti non erano di stoffa, poiché le Amazzoni non tessevano né commerciavano: usavano pelli degli animali da loro stessi uccisi. I vestiti erano fermati da una fibbia sulla spalla sinistra, lasciando la parte destra scoperta, in linea con l’ideale di efficienza militare.
Pur essendo guerriere, le Amazzoni non rinunciavano all’estetica. Amavano ornarsi con gioielli, pietre preziose, fiori. Una leggenda narra che quando la regina Taleste incontrò Alessandro Magno, fosse scortata da due donne che portavano in pissidi d’argento due iris: uno blu screziato di giallo, simbolo del cielo e del sole, l’altro bianco, simbolo di verginità. L’iris, fiore dal profumo intenso e dalle proprietà curative, era parte del sapere magico e medico amazzonico.

La cintura amazzonica
La cintura era uno degli elementi più significativi dell’identità amazzonica. Non rappresentava un semplice ornamento femminile, ma un potente simbolo di forza e valore. Con essa, le Amazzoni si cingevano i fianchi per affermare la propria dignità guerriera, pari a quella dei maschi.
La cintura della regina era oggetto di leggende: si riteneva che concentrasse tutta la potenza del femminile, magico e invincibile. Era talmente preziosa che solo i grandi eroi, come Ercole e Teseo, potevano cercare di conquistarla. Secondo il mito, Ercole strappò la cintura a Ippolita, che morì per difenderla. Teseo, invece, la ottenne da Antiope, che, accecata dall’amore, gliela donò spontaneamente. Privata del simbolo della sua identità, Antiope dimenticò le sue compagne e finì tragicamente.
In molte culture antiche, la cintura simboleggiava la verginità: le ragazze la portavano fino al matrimonio, quando veniva sciolta come gesto rituale. Ma nel caso delle Amazzoni, essa rappresentava anche indipendenza, forza e appartenenza a una comunità femminile e guerriera. Rinunciarvi significava perdere l’identità stessa di donna libera e potente.
Le armi delle Amazzoni
Le Amazzoni erano guerriere esperte, dotate di un arsenale vario e micidiale. Le loro armi principali erano: arco, lancia, ascia bipenne e scudo.
Nate in regioni in cui il combattimento a distanza era predominante, le Amazzoni adottarono inizialmente le armi viste usare dagli uomini, in particolare dagli Sciti, celebri arcieri. L’arco divenne la loro arma prediletta. In sella ai cavalli, di cui sembravano diventare un tutt’uno, scagliavano frecce con incredibile precisione da ogni direzione: in avanti, ai lati e persino all’indietro. Nessun punto era sicuro per il nemico, colpito con la rapidità di uno sguardo, di un pensiero.
Le Amazzoni erano mobilissime a cavallo e applicavano una strategia militare fatta di attacchi rapidi, ritirate improvvise e contrattacchi fulminei, con cui compivano stragi leggendarie.
Tuttavia, quando il combattimento diventava ravvicinato, l’arco perdeva efficacia. Per questo motivo le Amazzoni adottarono anche altre armi, come la lancia, che in breve tempo divenne una compagna inseparabile. Nelle raffigurazioni iconografiche sono spesso rappresentate con una grande lancia, impugnata con fierezza, simbolo sia di forza che di eleganza. Quando la regina amazzone Taleste incontrò Alessandro Magno per stringere un patto d’amore, portava con sé due lance, mentre le sue compagne impugnavano la micidiale ascia bipenne.
Si racconta che fu la regina Pentesilea, valorosa combattente sotto le mura di Troia, a introdurre l’uso dell’ascia bipenne nel mondo greco. Da allora questa arma divenne celebre in tutto il mondo antico.
Lo scudo era l’elemento difensivo principale. Le Amazzoni, consapevoli di non possedere la forza fisica dei guerrieri uomini, crearono uno scudo speciale: la pelta. A differenza degli scudi pesanti e ingombranti usati dai Greci e dai Romani, la pelta era piccola, leggera e a forma di mezzaluna, con due punte rialzate rivolte verso l’interno.
Il diametro era di circa 50 cm, il che richiedeva una straordinaria agilità per parare i colpi: le Amazzoni dovevano essere fulminee nel muovere lo scudo verso la direzione da cui proveniva l’attacco. Questo le rendeva molto più rapide e abilirispetto ai soldati macedoni e romani, che si limitavano a coprirsi con scudi grandi e pesanti, difficili da orientare.
Al centro della pelta si trovava un umbone sporgente, spesso decorato con simboli esoterici, che aggiungeva un valore misterico e rituale allo strumento bellico. Anche attraverso questo oggetto apparentemente semplice, si esprimeva la cultura e l’identità arcana delle donne guerriere.
Il cavallo per le Amazzoni
Non esiste Amazzone senza il suo cavallo. Il legame tra la donna guerriera e il destriero era esclusivo, profondo, quasi magico. Compagno inseparabile di caccia, di battaglia e di vita nomade, il cavallo era presente in ogni impresa amazzonica. Era anche l’animale offerto in sacrificio alle divinità protettrici durante i riti religiosi.
I cavalli venivano allevati nei pressi degli accampamenti e delle città amazzoniche. Alcune leggende attribuiscono proprio alle Amazzoni l’invenzione dell’equitazione, ma altri racconti parlano dell’arrivo da est dei popoli sciti, uomini e donne su cavalli imponenti. Secondo la tradizione, il primo cavallo sarebbe emerso dalla terra in Scizia, in una visione mitica e sacra.
Nei monumenti antichi, le Amazzoni sono sempre raffigurate a cavallo. Solo quelle sconfitte sono rappresentate appiedate, come private non solo del loro destriero, ma anche della loro identità. Come le armi, la cintura e la comunità, anche il cavallo era parte integrante della loro esistenza.
Nella cultura amazzonica, la sessualità era vissuta con libertà e naturalezza, e il cavallo rappresentava una proiezione di questo spirito libero. Definire oggi un’amazzone come “una donna che cavalca” è solo un’eco sbiadita di un tempo in cui queste donne percorrevano, fiere e veloci, territori vastissimi dal Caucaso all’Egitto.
Il cavallo è il simbolo della nobiltà, della velocità, e rappresenta una fusione tra terra e cielo, tra sogno, vento e battaglia. Nell’antichità, il cavallo non era diffuso come oggi: i Greci lo conoscevano, ma non ne allevavano grandi mandrie. Domare cavalli selvatici richiedeva tecniche sofisticate e in costante evoluzione. Per questo, il cavallo non era un semplice animale da soma, ma spesso aveva valenza sacra: basti pensare a Pegaso, il cavallo alato della mitologia.
Possedere un cavallo significava possedere uno spirito protettore, un doppio simbolico del cavaliere. In natura il cavallo è infatti schivo, difficile da avvicinare, selettivo nell’accoppiamento. Nonostante ciò, le Amazzoni compaiono sempre in sella a destrieri splendidi, animali che solo eroi, dei o faraoni potevano permettersi.
Per questa ragione, alcuni studiosi ipotizzano che le Amazzoni discendessero dagli Ittiti o dagli Urriti, popoli che risalgono al periodo neolitico o addirittura mesolitico. La scrittura ittita non è ancora del tutto decifrata, ma statue, idoli e dipinti evidenziano l’importanza simbolica e sociale del cavallo in quelle culture.
È probabile che le Amazzoni non usassero il morso moderno, ma una forma di museruola primitiva, associata alla monta a pelo, cioè senza sella. Non si trattava di tecniche primitive, bensì di metodi che esprimevano una profonda simbiosi tra Amazzone e destriero. La loro intesa era così perfetta che, in alcune leggende, le Amazzoni vengono identificate con i centauri, esseri mitologici metà umani e metà cavalli.
Battaglie tra le Amazzoni e gli eroi greci
Eracle e Ippolita
Secondo la mitologia greca, il primo scontro tra le Amazzoni e i Greci avvenne nell’ambito delle celebri dodici fatiche di Eracle. Come nona impresa, l’eroe fu incaricato da Euristeo, re di Micene, di recuperare la cintura di Ippolita, regina delle Amazzoni, dono del dio della guerra Ares (di cui la mitologia greca narra che le Amazzoni siano figlie).Questa missione fu scelta proprio per la sua pericolosità, in quanto Ippolita era una potente guerriera a capo di un popolo temuto.
Alcune versioni del mito raccontano che Eracle partì da solo, mentre altre affermano che fu accompagnato da un gruppo di valorosi guerrieri, tra cui Teseo. In certi racconti, Ippolita si mostrò benevola e offrì la cintura spontaneamente. In altri, invece, la dea Era — da sempre ostile a Eracle — incitò le Amazzoni a combattere. Nonostante la loro straordinaria abilità, le Amazzoni non riuscirono a prevalere, ed Eracle completò con successo l’impresa.
È interessante notare che rappresentazioni artistiche anteriori ai testi letterari mostrano Eracle combattere contro Amazzoni di nome diverse (come Andromaca o Andromeda), senza però alcuna traccia della cintura. Ciò suggerisce che la versione scritta del mito sia una semplificazione di una tradizione orale più ricca e sfumata.
Teseo e Antiope
Durante la stessa spedizione, Teseo si innamorò di Antiope, una delle Amazzoni, e la portò con sé ad Atene. Questo gesto fu interpretato dalle Amazzoni come un affronto e spinse alcune di loro a lanciare un’offensiva contro la città per liberare la compagna. La battaglia fu feroce, ma Teseo riuscì a respingere l’attacco. Durante lo scontro, Antiope perse la vita, in alcune versioni colpita da un errore dei suoi stessi alleati. Ad Atene, per commemorare l’evento, si istituirono cerimonie rituali in onore delle Amazzoni.
Bellerofonte e le Amazzoni
Un altro incontro tra Greci e Amazzoni vide protagonista Bellerofonte. Accusato ingiustamente di aver offeso la regina di Argo, fu mandato dal re di Licia con l’ordine di affrontare prove impossibili, una delle quali era proprio combattere contro le Amazzoni. Dopo aver sconfitto la Chimera, una creatura mostruosa, Bellerofonte affrontò anche le guerriere, ottenendo la vittoria. Il suo coraggio gli valse il riconoscimento come erede al trono.
Achille e Pentesilea
L’ultimo grande scontro tra Greci e Amazzoni avvenne durante la guerra di Troia. La regina Pentesilea, figlia di Ares e dell’Amazzone Otrera, giunse in aiuto dei Troiani. Fu lei a guidare le Amazzoni nella battaglia, ma venne uccisa da Achille. Alcuni racconti affermano che, nel momento in cui le tolse l’elmo e vide il suo volto, Achille se ne innamorò, colpito dalla sua bellezza e dal suo coraggio — un episodio che aggiunge una nota tragica e malinconica al racconto della loro ultima battaglia.
DOMANDE E RISPOSTE
1. Chi erano le Amazzoni nella mitologia greca?
Le Amazzoni erano una leggendaria popolazione di donne guerriere, descritte dai Greci come coraggiose e abili in battaglia, uguali agli uomini.
2. Dove si pensava che vivessero le Amazzoni?
Lungo le coste del Mar Nero, in particolare nella città di Themiskyra, nei territori della Scizia e del Caucaso.
3. Qual era il significato simbolico della cintura amazzonica?
Simbolo di forza, potere femminile e identità guerriera. Perderla significava rinunciare alla propria natura amazzonica.
4. Come venivano educate le figlie amazzoni?
Fino agli 8 anni vivevano serenamente, poi subivano un rito d’iniziazione che prevedeva la mutilazione del seno destro per migliorare l’uso dell’arco.
5. Quali erano le armi principali delle Amazzoni?
Arco, lancia, ascia bipenne e scudo (pelta).
6. Che ruolo aveva il cavallo nella cultura amazzonica?
Era compagno di vita, simbolo di libertà e potere, parte dell’identità stessa della guerriera.
7. Quale eroe greco combatté contro Ippolita per ottenere la sua cintura?
Eracle (Ercole), durante la sua nona fatica.
8. Che cosa accadde tra Teseo e l’Amazzone Antiope?
Teseo la portò con sé ad Atene; in seguito, le Amazzoni attaccarono la città per liberarla. Antiope morì durante la battaglia.
9. Quale creatura affrontò Bellerofonte prima di combattere le Amazzoni?
La Chimera, un mostro con parti di leone, serpente e capra.
10. Quale Amazzone morì per mano di Achille durante la guerra di Troia?
Pentesilea, che aveva guidato le Amazzoni in aiuto dei Troiani.