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Le sirene nella mitologia greca

Nella mitologia greca, molti mostri sono rappresentati come creature femminili: le Arpie, le Gorgoni, le Erinni… figure che incarnano l’aspetto terribile della bellezza, seducente in volto ma terrificante quando deformata nel ghigno della morte. In questa categoria rientrano anche le sirene. Tuttavia, a differenza di altre creature mostruose, le sirene non evocano orrore: esse affascinano con il canto e con la bellezza del mare.

Le sirene greche non erano le classiche donne-pesce del folklore medievale europeo, ma donne-uccello. Solo in epoche successive divennero creature acquatiche pacifiche. Una leggenda racconta che una sirena sarebbe passata attraverso una breccia in una diga nel 1403 e si sarebbe insediata a Haarlem, dove visse fino alla morte. Fu poi battezzata col nome di Murgen: non parlava, ma imparò a filare e venerava istintivamente la croce.

Le sirene dell’Odissea hanno un volto di fanciulle, una voce dolcissima e divina, ma il corpo di rapaci: con ali e artigli. Secondo alcune versioni, erano amiche di Persefone. Quando Ade la rapì, Demetra, colma di rabbia per l’incapacità delle compagne di proteggerla, le trasformò in uccelli. Altri narrano che esse pregarono gli dèi di dar loro ali per cercare Persefone anche via mare, e così furono trasformate. Una versione più rara attribuisce la metamorfosi ad Afrodite, che le punì per aver rifiutato l’amore e scelto la verginità eterna.

Le sirene erano legate naturalmente all’acqua, e si diceva fossero figlie del dio-fiume Acheloo e di una Musa — forse Tersicore, Melpomene o Calliope. Il loro numero variava: in alcune versioni erano due, in altre tre. I loro nomi più comuni erano Partenope (viso di vergine), Leucosia (la bianca) e Ligeia (la canora), ma ne esistono molte varianti.

Secondo la profezia, sarebbero morte quando un uomo fosse riuscito a passare indenne accanto alla loro isola, resistendo al loro canto. Quando Ulisse, legato all’albero della nave, le superò, le sirene si gettarono in mare e morirono. Questo episodio appare anche su un vaso attico del 470 a.C., che raffigura una sirena mentre precipita in mare.

Un’altra leggenda racconta che le sirene, troppo fiere della loro arte, sfidarono le Muse in una gara di canto. Sconfitte, le Muse strapparono loro le piume per farne ghirlande. Le sirene persero le ali e precipitarono in mare.

La loro isola, poi identificata con gli scogli davanti a Positano, è descritta da Omero come un luogo incantevole, pieno di fiori, ma coperto di ossa umane: chi cade vittima del canto vi muore. Le sirene, come le Arpie, erano probabilmente demoni rapitori d’anime che conducevano i mortali nel regno dei morti.

Ulisse non fu l’unico a sopravvivere al loro canto. Anche l’argonauta Bute fu incantato e si gettò in mare, ma Afrodite lo salvò trasportandolo a Lilibeo, dove nacque un amore tra i due. Un’altra versione narra che fu Orfeo a salvarli, sovrastando il canto delle sirene con la sua cetra.

GENEALOGIA DELLE SIRENE:

Gaia + Ponto + Talassa 
    ├── Doride + Nereo –> Nereidi
  ├── Taumante + Elettra–> Arpie, Iride
  ├── Euribia + Crio –> Pallante, Perse, Astreo
  └── Forco + Ceto
    ├── Echidna
    ├── Gorgoni
    ├── Scilla
    ├── Graie
    ├── Ladone
    └── SIRENE

🧜‍♀️ Curiosità: Sirene nella storia e nei viaggi

  • Cristoforo Colombo, durante il suo viaggio del 9 gennaio 1493, annotò nel diario di bordo di aver visto tre sirene. Non sembrò particolarmente sorpreso, ma commentò che “non erano così belle come le dipingono”. Si pensa che abbia visto dei lamantini, mammiferi marini che allattano i piccoli e da lontano possono sembrare donne.

  • Le sirene diventano così simboli di spazi liminali, soglie tra il conosciuto e l’ignoto, proprio come per Ulisse. In epoca moderna, gli avvistamenti proseguono: il 13 giugno 1608 l’esploratore Henry Hudson e il suo equipaggio avvistarono due sirene nel Mar Glaciale Artico, descrivendole come donne con seni, ombelico e code maculate.

  • Nel 403 d.C., dopo la rottura di una diga nei Paesi Bassi, si racconta l’apparizione di una “donna marina” incapace di parlare ma in grado di filare. Visse in casa, fu battezzata e infine sepolta in terra consacrata.

La Sirenetta di Andersen: un nuovo volto del mito

Nel 1837 lo scrittore danese Hans Christian Andersen pubblica La Sirenetta, rivoluzionando completamente l’immagine mitica della sirena.

In questa versione, la sirena non è più una pericolosa creatura marina, ma una figura tragica, delicata, votata al dolore e alla rinuncia. La giovane sirena si innamora di un principe che salva da un naufragio. Per amore, fa un patto con una strega: ottiene gambe in cambio della sua voce. Ritrova il principe, ma lui non la riconosce come salvatrice. Silenziosa, non riesce a conquistarlo.

Condannata a morire se lui non l’amerà, potrebbe salvarsi uccidendolo e bagnandosi nel suo sangue. Ma l’amore le impedisce di farlo: si getta in mare e si dissolve in schiuma.

È un ribaltamento potente del mito classico. La sirena di Andersen non uccide, ma si sacrifica, rinnega la propria natura marina per amore, ma non trova un lieto fine. Ancora una volta, è la donna a essere vittima. Il messaggio finale è chiaro: l’amore non basta a superare la distanza tra mondi diversi, e chi tradisce se stesso per amore rischia di perdersi del tutto.

Antologia: le Sirene tra mito, letteratura e scienza

Circe e le Sirene nell’Odissea

Nel nonno secolo a.C., l’epopea di Omero, l’Odissea, fornisce il più antico riferimento alle sirene. L’eroe Ulisse, pronto a riprendere il mare per tornare a Itaca, viene avvisato dalla maga Circe del pericolo rappresentato dalle sirene. Circe gli insegna come salvarsi: tapparsi le orecchie con cera e legarsi all’albero della nave. Ulisse decide di ascoltare il canto ammaliatore, ma non cade nella trappola, diventando il primo uomo a sopravvivere alla loro seduzione.

Gli Argonauti e le Sirene

Nel poema ellenistico Le Argonautiche (III sec. a.C.), Apollonio Rodio riprende il mito delle sirene. Esse abitano tre isolotti, dove attendono i naviganti, pronte a incantarli con canti talmente dolci da far dimenticare il cibo, inducendoli alla morte. Quando gli Argonauti giungono in vista dell’isola, Orfeo, il musico divino, inizia a suonare la lira: la bellezza della sua musica sovrasta il canto delle sirene, salvando l’equipaggio. Le sirene, furiose, si gettano in mare.

La Metamorfosi delle Sirene

Il poeta romano Publio Ovidio Nasone, nelle Metamorfosi, narra che le sirene furono trasformate in esseri metà donna e metà uccello per punizione o per scelta: chi dice per non aver salvato Persefone dal rapimento di Ade, chi per desiderio di cercarla anche sul mare. La metamorfosi, da lui descritta, è carica di nostalgia e simbolismo.

L’incubo di Dante

Già da tempo entrate nell’immaginario cristiano, le sirene appaiono anche nella Divina Commedia. In Purgatorio, Dante Alighieri le usa come simbolo delle seduzioni dei piaceri terreni. In sogno, il poeta immagina di cedere al canto di una sirena, finché una donna santa (allegoria della Grazia divina) svela l’inganno: la bellezza era solo illusione, dietro cui si nascondeva la corruzione dell’anima.

Anatomia di una Sirena

Nel XVIII secolo, il naturalista francese Jean-Baptiste Robinet, precursore dell’evoluzionismo, tenta una descrizione scientifica del corpo della sirena. Nella sua opera mescola osservazione naturalistica e immaginazione: le sirene vengono trattate quasi come una specie plausibile, al confine tra zoologia e mito.

Norman Douglas e la Terra delle Sirene

Nel 1911, lo scrittore britannico Norman Douglas, grande viaggiatore e amante del Sud Italia, pubblica La Terra delle Sirene. Il libro è un inno alla bellezza e al mistero della Costiera Amalfitana, legata fin dall’antichità alla leggenda delle sirene. Douglas fonde erudizione classica e suggestioni paesaggistiche, rinnovando il mito in chiave moderna e sensuale.

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