Scopri le Moire, dee del destino nella mitologia greca: Cloto, Lachesi e Atropo. Tra mito, culto, simbolismo e genealogie divine.
| Genitori | Zeus e Themis |
| Nomi | Atropo, Cloto, Lachesi |
| Dee di | Fato, destino |
| Dimora | Monte Olimpo |
| Simboli | Fuso e filo, forbici |
| Animale sacro | Tortora scura |
| Nome romano | Parche, Fatae |
INDICE MOIRE
- Il mito delle Moire
- Le funzioni delle Moire: il filo della vita
- Le Moire e la morte
- Le Moire nel mito e nella letteratura
- Culto e iconografia
Il mito delle Moire
Le Moire (in greco Μοῖραι, Moirai), personificazioni del destino ineluttabile, erano tre dee preposte al controllo della vita degli uomini e persino degli dei. Il loro nome significa “parti” o “quote”, a indicare la porzione di vita assegnata a ciascun individuo. Composte da Cloto, la filatrice, Lachesi, la misuratrice, e Atropo, l’inesorabile che recide il filo della vita, esse incarnano il ciclo vitale dalla nascita alla morte.
Diverse tradizioni mitologiche attribuiscono alle Moire differenti origini. Secondo Esiodo, esse erano figlie di Zeus e Temi, la dea dell’ordine divino. Altre fonti le vogliono figlie di Nyx (la Notte), o persino di Ananke (la Necessità), o di Khaos, simbolo del caos primordiale. Questa pluralità riflette la complessità del concetto di destino nell’antichità: tanto divino quanto imperscrutabile.
Le funzioni delle Moire: il filo della vita
Il compito delle Moire era stabilire il destino degli uomini al momento della nascita. Cloto filava il filo della vita, Lachesi ne misurava la lunghezza e Atropo, infine, lo recideva al momento stabilito. Il filo era metafora della durata dell’esistenza, tessuto in modo invisibile e inesorabile. Nonostante ciò, la volontà degli dei, soprattutto di Zeus (“colui che guida le Moire”), poteva talvolta influenzare il corso del destino.
Nel pensiero greco più arcaico, come in Omero, il destino appare subordinato alla volontà di Zeus. Tuttavia, nei testi tragici e filosofici successivi, le Moire acquisiscono un’autorità superiore, addirittura vincolante anche per gli dei. In Eschilo, Prometeo rivela che nemmeno Zeus può sfuggire a quanto è scritto dalla Necessità e dalle Moire.
Le Moire e la morte
Quando la vita raggiungeva il suo termine, le Moire assumevano un aspetto oscuro, trasformandosi nelle Moire Thanatoio, dee della morte. In questa veste, erano spesso associate alle Kere (spiriti della morte violenta) e alle Erinni (divinità vendicatrici), partecipando attivamente alla fine dei mortali e al giudizio delle anime nell’Ade.
Tradizionalmente raffigurate come donne anziane, severe e talvolta zoppe, le Moire portavano con sé simboli del loro potere: Cloto con un fuso, Lachesi con una sfera o un bastone per indicare il destino sul globo celeste, Atropo con delle forbici o una bilancia. Nonostante il loro aspetto temibile, erano considerate anche figure giuste, garanti dell’ordine cosmico.
Le Moire nel mito e nella letteratura
Le Moire appaiono in numerosi episodi mitologici. Nell’Iliade, sono presenti alla nascita degli eroi e ne predeterminano la sorte. Nel mito di Meleagro, una delle più famose profezie moiriche lega la durata della vita del giovane a un tizzone acceso: la madre, infuriata, brucia il tizzone e lo condanna alla morte. Anche Eracle dovette affrontare le Moire, che cercarono di impedirne la nascita per volere di Era.
Nel pensiero greco, il destino assegnato dalle Moire era percepito come giusto, anche se severo. Esso rappresentava la legge non scritta che nessuno poteva infrangere. Questo concetto si evolverà nella filosofia stoica, dove il destino diventa sinonimo del logos universale. Le Moire, dunque, non solo regolano la vita umana, ma incarnano l’ordine stesso del cosmo.
Culto e iconografia
Le Moire avevano santuari in diverse città greche: a Corinto, a Sparta, a Delfi (dove erano venerate insieme a Zeus) e a Olimpia. A volte erano associate a divinità come Eileithyia (dea delle nascite) e Afrodite Urania, simbolo della procreazione. In certi casi, il loro culto si fondeva con quello delle Erinni, a testimonianza del legame indissolubile tra destino e giustizia.
Il concetto di destino modellato dalle Moire ha attraversato i secoli, influenzando profondamente la cultura classica e moderna. Nell’arte, nella letteratura e nella filosofia, il simbolismo del filo della vita è diventato universale. Le Moire sono dunque più che figure mitologiche: sono archetipi del limite umano, del mistero dell’esistenza e della necessità di accettare ciò che non possiamo cambiare.
FAQ su Le Moire (Moirai / Parche)
Chi erano le Moire nella mitologia greca?
Le Moire (in greco Moirai, in latino Parcae) erano le dee del destino ineluttabile.
Rappresentavano il corso della vita umana, dall’inizio alla fine, e garantivano che ogni essere vivente ricevesse la propria “parte” di esistenza, da cui il loro nome (moira = “parte”, “quota”).
Controllavano il destino di uomini e dèi, incarnando la legge suprema dell’ordine cosmico.
Quanti erano i membri delle Moire e come si chiamavano?
Le Moire erano tre sorelle, ognuna con un ruolo preciso nel ciclo della vita:
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Cloto (“colei che fila”): filava il filo della vita al momento della nascita.
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Lachesi (“colei che assegna la sorte”): misurava la lunghezza del filo, decidendo la durata della vita.
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Atropo (“l’inesorabile”): recideva il filo, decretando la morte.
Insieme rappresentano le fasi della vita umana: nascita, destino e morte.
Chi erano i genitori delle Moire?
Le fonti mitologiche non concordano sulla loro origine:
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Esiodo le indica come figlie di Zeus e Temi, dee dell’ordine divino.
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Altri autori le considerano figlie di Nyx (la Notte), o di Ananke (la Necessità), o persino di Khaos (il Caos primordiale).
Queste varianti riflettono la loro natura cosmica e inevitabile, anteriore anche agli dèi olimpici.
Qual era il ruolo e la funzione delle Moire?
Le Moire determinavano il destino di ogni individuo al momento della nascita:
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Cloto tesseva il filo della vita.
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Lachesi ne decideva la misura e il corso.
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Atropo lo tagliava quando il tempo era compiuto.
Il filo rappresentava la vita stessa, fragile ma predestinata.
Sebbene Zeus fosse chiamato “colui che guida le Moire”, nelle tradizioni più tarde neppure gli dèi potevano sottrarsi al loro verdetto.
Le Moire erano superiori agli dèi?
Nel pensiero arcaico (come in Omero), il destino era subordinato a Zeus, che ne controllava il corso.
Ma nei poeti tragici e nei filosofi successivi (come Eschilo e Platone), le Moire diventano più potenti persino degli dèi, rappresentando una necessità cosmica inalterabile a cui neppure Zeus può sfuggire.
Come venivano raffigurate le Moire?
Le Moire erano descritte come donne anziane e severe, spesso vestite di tuniche bianche o scure, con gli strumenti del loro potere:
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Cloto con il fuso o la conocchia.
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Lachesi con una sfera o un bastone, con cui indicava il destino.
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Atropo con delle forbici o una bilancia, simbolo della morte e del giudizio.
La loro immagine rappresenta la serietà e la giustizia del destino.
Che rapporto c’è tra le Moire e la morte?
Alla fine della vita, le Moire si trasformavano nelle Moire Thanatoio, dee della morte, legate alle Kere (spiriti della morte violenta) e alle Erinni (divinità vendicatrici).
In questa veste, decidevano il momento e il modo della morte, accompagnando le anime nel passaggio all’Ade.
Quali miti famosi coinvolgono le Moire?
Le Moire compaiono in diversi episodi mitici:
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Meleagro: la sua vita dipendeva da un tizzone acceso, che la madre brucia per vendetta.
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Eracle: Era chiede alle Moire di impedirne la nascita, ma fallisce.
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Achille e Ettore: nell’Iliade, il loro destino è segnato fin dalla nascita.
Le Moire presiedono anche alla nascita di ogni eroe, tessendo la sua sorte con giustizia inflessibile.
Dove erano venerate le Moire?
Le Moire avevano santuari e culti in varie città della Grecia:
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Corinto, dove erano onorate come dee del destino.
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Sparta e Delfi, dove condividevano il culto con Zeus Moiragetes (“Zeus che guida le Moire”).
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Olimpia, accanto ai templi di Temi e di Afrodite Urania.
In alcuni luoghi erano associate a Eileithyia, dea delle nascite, o alle Erinni, simbolo della giustizia punitiva.
Qual è il significato simbolico del “filo della vita”?
Il filo della vita rappresenta il legame tra destino e tempo, tra nascita e morte.
Simbolicamente, indica che la vita è un tessuto continuo, ma destinato a essere reciso.
È divenuto nei secoli un archetipo universale del limite umano e della finitudine inevitabile.
Come vengono interpretate le Moire nella filosofia greca?
Nel pensiero stoico, le Moire incarnano la legge razionale del cosmo (logos), cioè il destino universale cui tutto obbedisce.
Per i tragici greci, rappresentano la giustizia divina e il limite oltre il quale l’uomo non può andare.
In entrambi i casi, sono simbolo di ordine, necessità e accettazione.
Come è continuato il mito delle Moire nella cultura successiva?
Le Moire (o Parche romane) hanno influenzato profondamente l’arte, la letteratura e la filosofia:
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Nell’arte rinascimentale e barocca, appaiono come donne che filano il destino.
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In Dante e nei poeti moderni, rappresentano la fragilità della vita.
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Nella cultura contemporanea, ispirano l’idea del “filo del destino” e del libero arbitrio limitato.
Restano un simbolo eterno del mistero della vita, dell’inevitabile e della saggezza nel riconoscere i propri limiti.
Cosa rappresentano le Moire oggi?
Oggi le Moire sono viste come archetipi universali del destino e della giustizia cosmica.
Rappresentano la forza invisibile che regola l’esistenza, ma anche l’invito ad accettare ciò che non possiamo cambiare, cercando equilibrio tra libertà e necessità.
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- L. Trentini –Mitologia greca
- Robert Graves – I miti greci Prima della scienza, prima della religione, c’è il mito. Modo ingenuo – ci dicono – modo fantasioso, spregiudicato e prescientifico, di spiegare l’origine delle cose e degli uomini, gli usi i costumi e le leggi. Filologia, etnografia, antropologia hanno lacerato il velo del mito, evidenziandone le radici ideologiche, il retroterra di superstizione e di magia.

