Nel quarto libro dell’Iliade, la tregua appena stabilita tra Greci e Troiani si dissolve rapidamente, non per volontà umana, ma per intervento divino. Zeus, il re degli dei, si mostra inizialmente favorevole alla fine della guerra, ritenendo che Menelao abbia vinto il duello contro Paride. Tuttavia, la dea Era, accanita sostenitrice degli Achei, non è disposta ad accettare una pace che lasci intatta la città di Troia.Per soddisfare Era, Zeus acconsente a riaccendere il conflitto e invia Atena a manipolare gli eventi. Sotto mentite spoglie, la dea convince il troiano Pandaro a scoccare una freccia contro Menelao. Sebbene Atena stessa devia il colpo affinché non sia letale, l’attacco basta a infrangere il patto di pace. La guerra riprende con ferocia.Agamennone, comandante dei Greci, approfitta del momento per spronare i suoi uomini. Incontra eroi come Nestore, Ulisse e Diomede, motivandoli con l’orgoglio personale e i ricordi gloriosi delle imprese paterne. Il campo di battaglia si infiamma: scorre il sangue, anche se i protagonisti principali rimangono illesi. Figure come Aiace e Ulisse mietono vittime tra i soldati troiani meno noti.
Mentre gli eserciti combattono, gli dèi si schierano apertamente: Atena continua ad aiutare gli Achei, mentre Apollo sostiene i Troiani. La loro ingerenza rende ancora più evidente quanto poco controllo abbiano i mortali sul proprio destino.
Approfondimento: contrasti tra i personaggi
I libri terzo e quarto segnano anche l’introduzione dei protagonisti troiani, tra cui Priamo, Ettore, Paride e Elena. Il contrasto tra Ettore e Paride è particolarmente marcato: il primo incarna il valore e l’onore del guerriero, il secondo la leggerezza e la vigliaccheria. Paride fugge davanti a Menelao e, dopo essere salvato da Afrodite, si rifugia nel letto con Elena, suscitando disprezzo persino tra i suoi stessi compagni.
Elena invece emerge come figura tragica: consapevole delle proprie colpe, si definisce “odiosa” e si rammarica di aver seguito Paride a Troia. Il suo senso di colpa la rende uno dei personaggi più umani e complessi dell’epopea.
Un aspetto affascinante dell’Iliade è l’assenza di veri antagonisti. Sebbene la narrazione favorisca i Greci, anche i Troiani vengono presentati con dignità e umanità. Le sofferenze si distribuiscono equamente tra i due eserciti, e l’episodio del duello tra Paride e Menelao mostra quanto le due fazioni desiderino porre fine alla guerra. Ironia della sorte, sarà l’intervento degli dèi, non degli uomini, a riaprire le ostilità.
L’Iliade, dunque, ci parla di una guerra guidata più dagli interessi divini che dalla volontà umana, dove gli eroi si muovono in un mondo dominato da forze capricciose e incontrollabili. Un messaggio che, a distanza di millenni, conserva ancora tutta la sua forza.