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Riassunto del sesto libro dell’Iliade

Riassunto sesto libro dell’Iliade – Ettore e Andromaca

Nel sesto libro dell’Iliade, l’azione si sposta su un piano più intimo e drammatico, pur mantenendo il contesto cruento della guerra. Con gli dèi momentaneamente assenti, gli Achei (Greci) prendono il sopravvento sui Troiani, costringendoli a ritirarsi verso le mura della città. Menelao cattura il troiano Adresto e sta per risparmiarlo in cambio di un riscatto, ma Agamennone lo convince a ucciderlo, simbolo della spietatezza richiesta dalla guerra.

Nestore, saggio e anziano guerriero, esorta i Greci a non perdere tempo a spogliare i caduti, ma a continuare l’attacco finché il nemico è in ritirata. Sul fronte troiano, cresce la consapevolezza della disfatta. Nel mentre il veggente Eleno consiglia a Ettore di tornare in città per chiedere alla madre Ecuba e alle altre donne nobili di pregare Atena per ottenere pietà.

Ettore segue il consiglio e, nella sua visita a Troia, si imbatte nel fratello Paride, che si era ritirato dal combattimento. Ettore e Elena lo rimproverano duramente, spingendolo infine a rientrare in battaglia.

Ma la scena più toccante del libro è l’incontro tra Ettore e sua moglie Andromaca. Ettore la trova mentre culla il piccolo Astianatte e osserva angosciata la battaglia in lontananza. Andromaca, consapevole del probabile destino del marito, lo supplica di non tornare a combattere. Ettore, pur mostrando affetto e umanità, afferma con fermezza che il destino non si può evitare, e che la gloria conquistata in battaglia è tutto ciò che resta di un uomo.

Con tenerezza, prende in braccio il figlio, che piange spaventato dall’elmo del padre, e lo bacia prima di tornare al fronte insieme a Paride. La scena si chiude con Andromaca che inizia già a piangerne la morte del marito, anche se ancora in vita.

Analisi del sesto libro dell’Iliade:

Dopo lunghi canti dedicati alla violenza della guerra, il sesto libro introduce una pausa carica di emozione e riflessione. Il contrasto tra la brutalità della battaglia e le delicate relazioni umane emerge in tutta la sua forza.

Una delle chiavi di lettura più potenti del libro è il concetto di fato e gloria (kleos). Ettore, consapevole della fine che lo attende, non fugge né si sottrae alla responsabilità: accetta il destino come parte della sua identità eroica. È una visione tragica ma coerente con i valori dell’epoca omerica, dove l’onore sul campo di battaglia vale più della vita stessa.

Il confronto tra umani e dèi si intensifica, anche se in questo libro gli dèi non partecipano direttamente. La loro assenza sottolinea come, in fondo, i veri drammi si consumino tra i mortali. Gli dèi, spesso frivoli e capricciosi, sembrano lontani dai sentimenti profondi che animano gli esseri umani, come l’amore di Andromaca per Ettore o la paura di un padre per la sorte del figlio.

Il momento tra Ettore, Andromaca e Astianatte rappresenta uno dei vertici emotivi dell’intero poema. In quella scena si intrecciano forza e fragilità, dovere e affetto, futuro e tragedia. Ettore, l’eroe senza paura, si rivela anche uomo e padre, capace di sorridere e spaventare involontariamente il proprio bambino con l’elmo da guerra.

Il sesto libro dell’Iliade non è solo un intermezzo nella narrazione epica; è una finestra sull’anima dei personaggi. Mentre gli scontri infuriano, Omero ci mostra che i veri eroi non sono soltanto quelli che uccidono di più, ma quelli che affrontano la vita e la morte con dignità, umanità e amore. Ettore incarna questo ideale: un guerriero leale, un figlio devoto, un marito affettuoso e un padre tenero, che accetta il proprio destino con coraggio.

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