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Riassunto del nono libro dell’Iliade

Riassunto del nono libro dell’Iliade – L’Ambasceria ad Achille: onore, orgoglio e un esercito in crisi

Nel nono libro dell’Iliade, l’epopea omerica tocca uno dei suoi momenti più drammatici e intensi: l’esercito acheo è in ginocchio, la guerra sembra ormai persa, e il conflitto personale tra Agamennone e Achille continua a minare le speranze di vittoria.

Dopo l’ennesima sconfitta, gli Achei sono demoralizzati e accampati, col cuore spezzato. Il re Agamennone, sopraffatto dalla pressione e dal senso di colpa, arriva perfino a proporre la ritirata: tornare in Grecia e abbandonare la guerra, pur macchiati dalla vergogna del fallimento.

Ma a opporsi con coraggio si leva Diomede, tra i più valorosi guerrieri achei, che rifiuta l’idea della resa. La sua voce è quella dell’onore e della fiducia nel destino: Troia è destinata a cadere, e lui combatterà fino alla fine, anche da solo. Le sue parole riaccendono la speranza nei cuori dei soldati.

Nestore, saggio e anziano consigliere, suggerisce un gesto che potrebbe cambiare le sorti del conflitto: riconciliarsi con Achille, il più forte tra i guerrieri achei, che si è ritirato dalla battaglia dopo l’umiliazione subita da Agamennone. Il re, comprendendo l’importanza di questo passo, decide di inviare un’ambasceria per placare l’ira di Achille. Promette ricchi doni e onori se tornerà a combattere.

Vengono scelti i migliori: Odisseo, abile nell’eloquenza; Aiace, forza possente; e Fenice, il vecchio mentore di Achille. I tre raggiungono il campo del Pelide, che li accoglie suonando la lira insieme a Patroclo, suo inseparabile amico.

Odisseo espone l’offerta con tatto e rispetto, ma Achille è irremovibile. Non bastano tesori né promesse per curare l’orgoglio ferito. Preferisce vivere una lunga vita tranquilla nella sua terra, la Ftia, piuttosto che morire giovane e glorioso davanti a Troia. A Fenice propone persino di tornare con lui.

Il vecchio maestro, però, lo implora di restare. Gli racconta la storia di Meleagro, un altro eroe che, accecato dall’ira, si rifiutò di combattere finché fu troppo tardi per salvare il suo popolo. È un tentativo disperato di toccare il cuore dell’eroe, ma Achille non cede.

Quando l’ambasceria fa ritorno, il morale degli Achei crolla nuovamente. Il loro miglior guerriero resta lontano dalla guerra, e l’ombra della sconfitta si allunga sull’intero esercito.Il nono libro dell’Iliade ci mostra che la guerra non si combatte solo con le armi, ma anche con parole, emozioni e conflitti interiori. Achille non è solo un guerriero: è un uomo dilaniato tra orgoglio personale e senso del dovere. L’ambasceria fallita rappresenta il prezzo dell’orgoglio ferito, e anticipa le tragedie che ancora attendono i protagonisti dell’epopea.

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