Scopri la dea Iris, messaggera degli dei e personificazione dell’arcobaleno nella mitologia greca: origini, simboli, ruoli nei miti e nella cultura antica.
Genitori | Thaumas e Electra |
Dea di | L’arcobaleno, messaggera degli dei |
Dimora | Monte Olimpo |
Simboli | Bastone da araldo (kerykeion) |
INDICE IRIS
- Iris: origini divine e genealogia
- Iris: aspetto e attributi
- Funzione di messaggera divina di Iris
- Il simbolismo dell’arcobaleno
- Presenza nei miti
- Iris nella letteratura e nell’arte
- L’eredità di Iris
Iris: origini divine e genealogia
Iris, la dea dell’arcobaleno e messaggera degli dei olimpici, occupa un ruolo affascinante ma discreto nella mitologia greca. Figlia del dio marino Thaumas, il “meraviglioso”, e della ninfa delle nuvole Elettra (o, secondo alcune fonti, Ozomene), Iris è sorella delle Arpie e, in alcune tradizioni, anche del fiume Idaspe. La sua origine marina e celeste riflette il suo dominio: un ponte tra cielo e mare, così come l’arcobaleno che spesso appare all’orizzonte tra nuvole e acqua.
Il suo nome ha una doppia etimologia: da iris, che in greco significa “arcobaleno”, e da eiris, che significa “messaggera”. Entrambi i significati rappresentano perfettamente la sua funzione: un collegamento visibile tra il divino e il mortale, tra gli dei e gli uomini.
Iris: aspetto e attributi
Nell’arte antica, Iris è raffigurata come una giovane donna di straordinaria bellezza, spesso alata, con calzari alati ai piedi, in grado di attraversare rapidamente cielo e terra. Porta con sé un bastone da araldo, il kerykeion, simbolo della sua funzione di messaggera, simile a quello di Hermes, e a volte un’anfora o una brocca (oinochoe) con cui serve nettare agli dei.
I suoi colori sono quelli dell’arcobaleno, vivaci e cangianti, e spesso la si vede in dipinti su vasi mentre accompagna Era o altri dei nei loro viaggi o nei banchetti divini.
Funzione di messaggera divina di Iris
A differenza di Ermes, che è messaggero di Zeus e legato anche al mondo degli inferi, Iris è per lo più associata a Era, di cui è servitrice fedele. Compare spesso nei poemi epici, soprattutto nell’Iliade, dove viene inviata per portare ordini, calmare contese tra i dei o aiutare gli eroi mortali. È lei a convocare Ilizia per il parto di Leto, ad annunciare ad Achille il momento di combattere, o a scendere negli abissi marini per cercare Teti.
La sua rapidità, descritta con epiteti come aellopos (“veloce come il vento”), la rende ideale come messaggera celeste. Secondo alcune interpretazioni, l’arcobaleno non sarebbe lei stessa, ma il sentiero che lascia dietro di sé nel cielo durante i suoi voli.
Il simbolismo dell’arcobaleno
L’arcobaleno nella cultura greca era visto come un ponte tra il mondo degli dei e quello degli uomini, e Iris ne era la personificazione. Appariva e svaniva rapidamente, proprio come il fenomeno naturale, rendendola una figura sfuggente ma fondamentale. Alcuni autori antichi, come Servio, precisano che non è l’arcobaleno in sé a essere la dea, ma che l’arcobaleno appare quando lei viaggia, un segno della sua presenza divina.
Questo la lega anche alla pace e all’unione, essendo interpretabile come colei che “congiunge” (eirô) i mondi separati. Inoltre, la sua connessione con l’acqua del mare e con le nuvole rafforza l’idea che la sua figura unisca elementi naturali opposti.
Presenza nei miti
Sebbene Iris non abbia un ciclo mitologico proprio come altre dee, compare in molti miti importanti:
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Nell’Iliade, è lei a recapitare messaggi da Zeus o da Era durante la guerra di Troia, ad esempio a Priamo per reclamare il corpo di Ettore o per fermare Poseidone.
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Nel mito di Demetra, Iris viene inviata da Zeus per convincere la dea del grano a tornare tra gli dei, ma senza successo.
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Nell’Argonautica di Apollonio Rodio, impedisce ai Boreadi di uccidere le Arpie e giura sulla sacra acqua dello Stige che queste non tormenteranno più Fineo.
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Nelle Metamorfosi di Ovidio, è Iris a riempire le nuvole d’acqua o a portare messaggi da parte di Giunone. Appare anche nel mito di Alcione, dove visita Ipno (il Sonno) per ordinargli di inviare un sogno.
Iris nella letteratura e nell’arte
Iris è menzionata da autori greci e latini: Esiodo, Omero, Pindaro, Ovidio, Virgilio, Stazio e molti altri. Sebbene spesso confusa con Hebe, altra ancella degli dei, Iris ha una propria iconografia precisa e distinta. In molte opere d’arte, si nota la sua presenza tra gli dei, soprattutto nei matrimoni divini o nei banchetti celesti, come quello di Peleo e Teti.
Nel teatro comico, come negli Uccelli di Aristofane, Iris appare come figura ironica e irriverente, ridicolizzata da un mondo di uccelli che si arrogano il potere celeste. Qui la sua autorità divina viene messa in discussione in modo umoristico.
Nonostante la sua ricca presenza mitica, Iris non ebbe mai un culto organizzato o ampio. Le uniche attestazioni note riguardano alcune offerte a Delo, dove le si offrivano torte di grano e miele. È probabile che la sua funzione fosse troppo legata agli altri dei (soprattutto a Era) perché potesse godere di un culto autonomo.
L’eredità di Iris
La figura di Iris ha attraversato i secoli diventando simbolo universale di comunicazione, transizione e bellezza fugace. Il suo nome è stato adottato per indicare l’iride dell’occhio, l’arcobaleno e, in tempi moderni, anche per nomi di fiori e per missioni spaziali. La sua immagine continua a vivere nella cultura popolare, nella letteratura fantasy, nell’arte moderna e nella simbologia.
Iris è una delle figure più eleganti e dinamiche della mitologia greca: alata, splendente, multicolore, solenne e silenziosa. Sebbene non sia protagonista di grandi epopee, la sua presenza discreta ma fondamentale nei momenti chiave del mito greco la rende una dea-ponte, messaggera, consolatrice e, infine, simbolo visibile di una comunicazione divina tra cielo, mare e terra.
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- Robert Graves – I miti greci Prima della scienza, prima della religione, c’è il mito. Modo ingenuo – ci dicono – modo fantasioso, spregiudicato e prescientifico, di spiegare l’origine delle cose e degli uomini, gli usi i costumi e le leggi. Filologia, etnografia, antropologia hanno lacerato il velo del mito, evidenziandone le radici ideologiche, il retroterra di superstizione e di magia.