Scopri il mito di Artemide, la dea greca della caccia e della verginità, sovrana della natura selvaggia e figura complessa tra autonomia femminile, crudeltà divina e culto urbano. Un viaggio tra mito, religione e cultura.
Genitori | Zeus e Latona |
Dea di | Caccia, animali selvatici, infanzia |
Dimora | Monte Olimpo |
Simboli | Arco e frecce |
Animali sacri | Cervo, orso |
Corteo | Ninfe |
Altri nomi | Febe |
Nome romano | Diana |
INDICE ARTEMIDE
Artemide un’ombra nell’Iliade
Nel vasto pantheon omerico, Artemide compare quasi di sfuggita. A differenza del fratello Apollo, che apre e chiude l’Iliade come figura centrale nella guerra di Troia, la dea cacciatrice è spesso evocata indirettamente. Quando finalmente appare sulla scena nel libro XXI, ne esce sconfitta in uno scontro con Era che la umilia pubblicamente, strappandole l’arco e costringendola alla fuga. Questo episodio, per quanto comico nei toni, rivela una distanza profonda tra le due divinità: Artemide è estranea alla sfera domestica e matrimoniale su cui Era esercita il suo potere. È una figura liminale, selvaggia, distante, vergine e libera.
Artemide: una nascita esiliata
Il mito della nascita di Artemide e Apollo mette in scena l’esclusione di Leto, madre dei due gemelli, perseguitata dalla gelosia di Era. Nessuna terra accoglie il parto, finché l’isola fluttuante di Delo non si ferma per ospitarla. La nascita avviene tra divieti, inganni e soccorsi tardivi. Secondo alcuni miti, Artemide nacque per prima e aiutò la madre a far nascere Apollo: un gesto che evidenzia il suo precoce legame con la vita e la morte. Questa nascita marginale prefigura la marginalità della dea all’interno del consesso olimpico.
Artemide dea dell’esterno
Artemide è la signora dell’esterno: boschi, montagne, animali selvatici. A differenza di altre divinità che incarnano valori della civiltà, Artemide rappresenta ciò che è naturale, selvaggio e incontrollabile. Nei rituali a lei dedicati, come l’Artemisia di Patrasso, il suo potere appare nella forma di sacrifici cruenti di animali. È una divinità che protegge ma anche punisce, che nutre e distrugge. Il suo dominio sull’esterno è duplice: tutela la natura dalla civiltà e, allo stesso tempo, esercita il proprio dominio su di essa attraverso la caccia.
Verginità e autonomia femminile
Vergine per scelta, Artemide è una delle poche divinità che rifiutano l’Eros. La sua verginità non è solo un tratto morale, ma un simbolo della sua autonomia in un universo dominato dai desideri maschili. Nei miti, punisce severamente chi viola il suo spazio o la sua castità: Atteone, Orione, Ippolito. Questi racconti mostrano il prezzo della trasgressione e il potere di una dea che difende la propria libertà e quella delle fanciulle che le sono devote.
La crudele giustizia del mito
Il sacrificio di Ifigenia ad Aulide rivela l’ambiguità morale di Artemide. Dea che protegge i cuccioli, pretende tuttavia la vita di una giovane vergine per placare la propria ira. L’interpretazione tragica di Eschilo e le successive versioni di Euripide, che salvano la ragazza trasformandola in sacerdotessa, tentano di umanizzare la crudeltà della dea. In Ifigenia in Tauride, Artemide appare come divinità barbarica, esotica, distante dai valori greci, ma proprio per questo tanto più affascinante e temuta.
Artemide nelle città
Nonostante la sua vocazione selvatica, Artemide è presente anche nelle città, soprattutto in Asia Minore. Il suo tempio a Efeso – una delle sette meraviglie del mondo antico – testimonia la fusione tra la dea selvaggia e la religiosità urbana. Qui Artemide assume sembianze particolari: una figura ieratica, ornata di animali, con molteplici seni o simboli di fertilità. È il segno della sua capacità di adattarsi, di sopravvivere e farsi venerare anche lontano dai boschi.
Artemide tra pagani e cristiani
Nel IV secolo d.C., il retore Libanio scrive un inno in prosa ad Artemide, l’ultima grande celebrazione pagana della dea. Con ingegno e passione, Libanio eleva Artemide sopra le altre divinità, rendendola simbolo di purezza, protezione e civiltà. Il suo racconto personale – salvato dal crollo di un edificio proprio durante una festa in onore della dea – chiude il cerchio del culto antico. Artemide diventa il baluardo di una religione in declino, un’eredità culturale che sopravvive nella memoria e nel mito.
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- Robert Graves – I miti greci Prima della scienza, prima della religione, c’è il mito. Modo ingenuo – ci dicono – modo fantasioso, spregiudicato e prescientifico, di spiegare l’origine delle cose e degli uomini, gli usi i costumi e le leggi. Filologia, etnografia, antropologia hanno lacerato il velo del mito, evidenziandone le radici ideologiche, il retroterra di superstizione e di magia.