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La costruzione di Troia nella mitologia: Apollo, Poseidone, Éaco e il destino della città

Apollo, Poseidone ed Éaco: il mito della costruzione di Troia. Il tradimento di Laomedonte, e la profezia che intreccia gloria e rovina. Una storia di destino, mortalità e mistero.

Apollo, il destino e i mortali

L’incontro tra Apollo e i mortali non è mai privo di conseguenze: è l’incontro col destino stesso. Per l’essere umano, tale incontro può segnare la via della gloria o quella della morte, a seconda del disegno che le Parche hanno tessuto per lui. Questa verità emerge con chiarezza nei destini di eroi come Patroclo e Achille, ma riguarda anche realtà più grandi, come l’intera città di Troia.
La sorte di Troia è strettamente intrecciata con Apollo, il Dio di Delfi, che insieme a Poseidone ha partecipato alla costruzione delle sue leggendarie mura. Il mito, noto già in Omero, racconta come il re troiano Laomedonte si rivolga proprio a loro per erigere una fortezza inespugnabile.

Il tradimento di Laomedonte

Laomedonte, sovrano ambizioso, desiderava rendere la Rocca troiana imprendibile e, per realizzare il suo progetto, chiese aiuto a due divinità: Apollo e Poseidone. In cambio, promise loro una generosa ricompensa.
Gli dei, accettato l’incarico, completarono l’opera, innalzando bastioni di solidità e splendore senza pari. Tuttavia, giunto il momento di pagare, Laomedonte venne meno alla parola data. Non solo si rifiutò di onorare il compenso promesso, ma si permise persino di deridere e minacciare i suoi divini costruttori.
Questo atto di empietà segnò l’inizio delle sciagure per Troia: la città, pur protetta da mura miracolose, aveva attirato su di sé l’ira degli dei.

Il segno dei serpenti

Una versione di straordinaria forza artistica del mito ci è offerta da Pindaro, in uno dei suoi epinici. In questo racconto, Apollo e Poseidone, mentre costruiscono le mura di Troia, sono affiancati da Éaco, re di Egina e figlio di Zeus. Gli dei scelsero Éaco per collaborare con loro, onorando così un mortale distinto per pietà e giustizia.
Durante i lavori, un prodigio straordinario si manifesta: tre serpenti si avventano contro le mura. Due vengono abbattuti e cadono al suolo, mentre il terzo, sibilando, riesce a superare la sommità del bastione. Apollo interpreta subito l’evento: rivolto a Éaco, gli predice che la città cadrà due volte per mano dei suoi discendenti, nella prima e nella terza generazione.

Le due cadute di Troia

La predizione di Apollo si realizza fedelmente.
Troia viene infatti conquistata una prima volta da Eracle, alla cui spedizione partecipano anche Peleo e Telamone, figli di Éaco.
La seconda e definitiva caduta avviene a opera degli Achei guidati da Agamennone, durante la celebre guerra narrata nell’Iliade. Tra gli eroi achei vi sono Achille e Aiace, rispettivamente nipoti di Éaco, testimoniando come il destino tracciato dal dio si sia compiuto attraverso il sangue e l’eroismo della stirpe eginetica.

Gloria e caducità: il doppio volto del destino

Il mito racchiude un senso profondo. La collaborazione di Éaco con gli dei, che a prima vista potrebbe sembrare una benedizione assoluta, si rivela invece un atto che trasferisce alla città la fragilità intrinseca della condizione mortale.
Se le mura fossero state interamente opera divina, nessuna mano umana avrebbe mai potuto distruggerle. Ma Éaco, con la sua partecipazione, ha introdotto un germe di mortalità nell’opera.
Questa fragilità, tuttavia, non è solo causa di rovina: essa fonda anche la gloria della stirpe di Éaco, i suoi discendenti, che trarranno vantaggio dalla vulnerabilità della città.

Grandezza e miseria: l’insondabile disegno degli Dei

La condizione di Éaco è la condizione di tutti i mortali: grandezza e miseria si intrecciano in modo inestricabile. Le due dimensioni, lungi dall’essere opposte, si alimentano a vicenda, fluiscono l’una nell’altra, dando vita a un groviglio misterioso.
Apollo, il dio che predice il futuro e dispensa gloria e distruzione, ne conosce il senso. Ma il suo sapere rimane chiuso nella profondità insondabile della mente divina, inaccessibile agli uomini, “creature di un giorno”, destinate a sfiorare il mistero senza mai poterlo afferrare completamente.

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