HomeMitologia grecaIliadeRiassunto del ventiquattresimo libro dell'Iliade

Riassunto del ventiquattresimo libro dell’Iliade

Riassunto del ventiquattresimo libro dell’Iliade – La pietà 

L’ultimo libro dell’Iliade rappresenta un momento di rara intensità emotiva, in netto contrasto con la furia e la violenza che hanno dominato gran parte del poema. Dopo giorni trascorsi a infierire sul corpo di Ettore, l’eroe troiano da lui ucciso, Achille si ritrova protagonista di un incontro che trasformerà profondamente il suo animo: quello con Priamo, il padre del suo nemico.

Il dolore di un padre 

Dopo dodici giorni di oltraggi sul corpo di Ettore, il dio Apollo, mosso a compassione, convince Zeus a porre fine all’ostinazione di Achille. Zeus invia la dea Teti a parlare con il figlio, mentre Priamo riceve un messaggio divino che lo spinge a recarsi nel campo nemico per riscattare il corpo del figlio.

La scena in cui Priamo entra nella tenda di Achille è una delle più toccanti della letteratura antica. Il vecchio re si getta ai piedi dell’uccisore di suo figlio e lo supplica, non con orgoglio regale, ma con parole semplici e strazianti. Gli chiede di ricordare suo padre Peleo, ormai vecchio e solo, proprio come lui. Questo gesto tocca il cuore di Achille: per la prima volta, l’eroe greco riesce a vedere il dolore altrui e a riconoscere in esso un’eco del proprio.

La pietà di Achille 

Achille, che aveva finora agito mosso da collera e vendetta, cambia. Scoppia in lacrime, piangendo non solo per Patroclo, ma anche per sé stesso e per il destino che lo attende. Concede a Priamo il corpo di Ettore, accetta il riscatto e offre persino ospitalità per la notte.

Questa apertura alla compassione rappresenta un’evoluzione fondamentale del personaggio di Achille. L’eroe che all’inizio dell’epica rifiutava di combattere per un torto personale, ora si mostra capace di empatia, di perdono e di rispetto anche per il nemico.

L’Iliade non si chiude con la caduta di Troia né con la morte di Achille, ma con un funerale: quello di Ettore. Dopo aver trasportato il corpo fuori dal campo acheo con l’aiuto di Hermes, Priamo torna a Troia. La città si raccoglie nel lutto: Andromaca, Ecuba ed Elena piangono il loro eroe, e per dieci giorni si svolgono i riti funebri. Il poema termina con la frase “Così fecero il funerale di Ettore, domatore di cavalli.”

Un epilogo di umanità

Il vero centro del ventiquattresimo libro non è più la guerra, ma l’umanità. In un mondo dominato dalla brutalità, l’incontro tra Priamo e Achille è un momento di tregua, un riconoscimento reciproco del dolore e della dignità umana. Sebbene i due restino nemici, tra loro nasce un rispetto che trascende l’odio.

In questo epilogo, Omero non ci parla di eroi invincibili, ma di uomini fragili, destinati a soffrire e a morire. E proprio in questa consapevolezza risiede la bellezza del libro: nella capacità di trovare pietà, rispetto e pace anche nel cuore del conflitto.

-> riassunto e analisi del ventitreesimo libro

RELATED ARTICLES

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Most Popular

Recent Comments