Parlare di conoscenza con Platone significa entrare in un mondo dove i sensi mentono, la memoria è una via d’accesso al divino e la verità non si compra in edicola.
Secondo il filosofo, non tutto ciò che crediamo di sapere è davvero sapere, e in effetti questo dovrebbe suonare familiare a chiunque abbia frequentato internet.
Platone ci propone un modello di conoscenza articolato, complesso, ma affascinante, in cui l’anima, il ragionamento e le Idee sono protagonisti. Preparati: si parte da ombre proiettate su una parete e si arriva a verità eterne e immutabili.
Opinione vs Scienza: la grande distinzione platonica
Per Platone, la conoscenza si divide in due livelli principali:
1. Opinione (doxa)
È la forma più bassa di conoscenza, legata al mondo sensibile, fatto di oggetti che divengono, cambiano e si corrompono. L’opinione si divide in:
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Eikasía (immaginazione) → riflessi, ombre, simulazioni.
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Pístis (credenza) → ciò che percepiamo concretamente, ma sempre imperfetto e instabile.
2. Scienza (epistéme)
Qui siamo nel mondo alto, puro, intellegibile. Lì abitano le Idee, forme eterne di ogni cosa. L’epistéme si divide in:
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Diánoia → conoscenza mediana, usata nella matematica.
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Noûs (intelletto) → conoscenza delle Idee pure, la vetta della conoscenza. Non si arriva qui senza sforzo e senza una guida molto paziente.
La linea del sapere
Platone visualizza tutto questo nella famosa linea del sapere descritta ne La Repubblica: dal livello più basso (immaginazione) si sale, passo dopo passo, fino all’intellegibile.
E quando arrivi in cima, indovina cosa c’è?
L’Idea del Bene, che illumina tutto come un Sole metafisico.
E che, probabilmente, non ti lascia neanche abbronzato.
Ma allora… come conosciamo le Idee?
Tramite la reminiscenza (anámnesis).
Secondo Platone, conoscere è ricordare. L’anima, prima di incarnarsi in un corpo (il tuo incluso), ha già visto le Idee. Quando impariamo qualcosa, non scopriamo il nuovo, ma ricordiamo l’eterno.
La conoscenza non arriva dai sensi. I sensi sono come quel compagno di banco simpatico ma poco affidabile: parlano tanto, ma non dicono la verità.
È la ragione, attraverso il dialogo e la dialettica, che permette all’anima di riaccedere a ciò che già sa.
Il Mito della Caverna
Se tutto questo ti sembra astratto, Platone ti offre una metafora:
il Mito della Caverna.
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Uomini incatenati vedono ombre su un muro.
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Uno si libera, esce, scopre il mondo reale.
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Torna dentro, prova a spiegare, viene deriso.
Sottotesto: conoscere è difficile, faticoso, e spesso impopolare.
Ma necessario.
Dove Platone parla della conoscenza
Ecco i dialoghi fondamentali dove Platone gioca con la conoscenza:
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Menone – Introduce la teoria della reminiscenza. Con un giovane schiavo usato come esempio, perché le etiche non erano ancora arrivate.
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La Repubblica – Dove l’anima sale dal sensibile all’intelligibile. Ci sono scale, idee e un Sole finale che non è per turisti.
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Teeteto – Socrate cerca di definire la conoscenza. Non ci riesce, ma confonde tutti con classe.
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Fedone – L’anima conosce meglio senza il corpo. Chi studia a stomaco vuoto si sentirà visto.
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Fedro – Platone ci ricorda che la scrittura è simpatica, ma solo il dialogo fa scintille vere.
Cosa ci insegna Platone sulla conoscenza?
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Non nasce dai sensi, ma da una verità interiore.
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La vera conoscenza è contemplazione dell’essere, non accumulo di nozioni.
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Conoscere significa salire: faticosamente, lentamente, ma verso la luce.
Domande frequenti sulla conoscenza secondo Platone
1. Che cos’è la conoscenza per Platone?
Il ricordo (anamnesi) delle Idee che l’anima ha visto prima di nascere. Non è sensazione, è intuizione profonda.2. Perché Platone contrappone conoscenza e opinione?
Perché l’opinione si basa su ciò che muta. La conoscenza vera riguarda ciò che è, e basta.3. Come si raggiunge la conoscenza?
Con la dialettica, il ragionamento, il distacco dai sensi, e una vita in cerca di verità. Anche quando è scomoda.Concetti collegati
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Anima – Custode della verità.
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Dialettica – Il metodo per arrivare all’episteme: chiedi, dubita, rispondi, dubita di nuovo.
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Idea del Bene – La verità delle verità. Può accecarti o illuminarti, ma non la ignori.
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