Scopri il Vaso François del Museo Archeologico di Firenze: un capolavoro greco arcaico che racconta, in scene a figure nere, miti ed eroi dell’antica Grecia.
Il Vaso François è uno dei reperti più celebri del Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Si tratta di un grande cratere a volute alto circa 66 cm, realizzato in stile a figure nere attico intorno al 570 a.C. Il suo nome deriva dall’archeologo italiano Alessandro François, che nel 1844 rinvenne centinaia di frammenti dell’opera in una tomba etrusca nei pressi di Chiusi, in Toscana.
Dimensioni
Peso del cratere vuoto: 22 Kg, mentre se è pieno può arrivare a pesare 100 kg. La capacità è di circa 79 litri, corrispondenti a 24 che (antica misura, una brocca da 3,283 litri). Corrisponde a due metterai, l’unità di misura di liquidi introdotta ad Atene da Solone. Un metretes corrisponde a 39,395 litri.
Le iscrizioni
Sono state individuate moltissime iscrizioni: ben 131. Si tratta di iscrizioni in greco, nel dialetto attico, e, per quel che riguarda i personaggi del mito, sembrano derivare da componimenti poetici, per lo più la Teogonia di Esiodo, ma anche brani di Omero.
Origini e autori
Il vaso fu prodotto ad Atene ed esportato in Etruria, a testimonianza della vivace circolazione di ceramiche greche nel Mediterraneo. A renderlo unico è anche la presenza di firme: il vasaio Ergotimos e il pittore Kleitias hanno apposto entrambi il proprio nome, segno di orgoglio e di prestigio artistico. Questa collaborazione ha dato vita a una delle opere più raffinate della ceramica arcaica.
Struttura e decorazione
Il Vaso François è suddiviso in numerose fasce orizzontali (registri) che raccontano scene mitologiche greche. Sono rappresentati più di 200 personaggi – eroi, dèi, animali – spesso accompagnati da iscrizioni che ne indicano i nomi.
Il registro principale, al centro, raffigura le nozze di Peleo e Teti, genitori di Achille, evento cui partecipano le divinità dell’Olimpo. Altri pannelli mostrano episodi come la caccia al cinghiale calidonio, le gare funebri per Patroclo narrate nell’Iliade, le imprese di Teseo, e persino scene più leggere come la battaglia tra pigmei e gru sul piede del vaso.
Funzione e significato
Il cratere serviva a mescolare vino e acqua durante i banchetti aristocratici (symposia). La ricchezza iconografica offriva agli ospiti spunti di conversazione, riflettendo valori e ideali dell’élite greca – matrimonio, coraggio in battaglia, caccia, convivialità. Non è chiaro se il vaso sia stato usato effettivamente in Grecia, in Etruria, o in entrambi i contesti, ma la presenza di graffi interni suggerisce che fosse almeno in parte funzionale, non solo ornamentale.
Vicende moderne
Nel 1900 un custode del museo, in un impeto di rabbia, distrusse il vaso lanciando una sedia contro la teca. Fu ricomposto in oltre 600 frammenti e restaurato con pazienza. Subì ulteriori danni nell’alluvione di Firenze del 1966, ma venne nuovamente recuperato ed è oggi esposto in condizioni eccellenti.
Perché è importante
Il Vaso François è considerato una sorta di “libro illustrato” della mitologia greca. La sua decorazione, densa ma ordinata, mostra l’abilità di Kleitias nel rendere comprensibili complesse narrazioni visive. È uno dei più antichi esempi di cratere a volute attico e costituisce una pietra miliare per lo studio dell’arte arcaica.