HomeMitologia grecaIl mito di Ippolito: tragedia greca tra castità, inganno e vendetta divina

Il mito di Ippolito: tragedia greca tra castità, inganno e vendetta divina

Ippolito: il mito dell’eroe della tragedia di Euripide, racconta di un giovane casto punito dagli dei per la sua devozione esclusiva ad Artemide e il disprezzo verso Afrodite. La vicenda rivela i conflitti profondi tra istinto e ragione, purezza e colpa, uomini e dei.

INDICE IPPOLITO

L’identità di Ippolito: figlio di Teseo e della castità

Ippolito è figlio dell’eroe ateniese Teseo e dell’amazzone Antiope (o Ippolita, a seconda delle versioni). Cresciuto lontano dalla corte e dalle sue tentazioni, il giovane viene educato a Troezen in un ambiente segnato dalla disciplina e dalla devozione. Sin dall’adolescenza, Ippolito sceglie una via ascetica, rigettando l’amore e i desideri carnali. Il suo cuore e la sua mente sono rivolti esclusivamente ad Artemide, dea della caccia e della castità, alla quale dedica la propria vita.

La sua castità, però, non è soltanto un rifiuto dell’amore, ma una forma di rifiuto di Afrodite, dea dell’eros, a cui il giovane non riserva alcuna offerta né culto. Questo disprezzo assume una valenza religiosa: Ippolito non è solo indifferente, è sacrilego agli occhi della divinità dell’amore.

L’ira di Afrodite e il piano di vendetta

Afrodite, offesa dalla superbia del giovane, decide di punirlo in modo atroce. Sa bene che il cuore degli uomini è il suo regno, e vuole dimostrare che nessuno può sfuggire al suo potere. Così, escogita un piano crudele: farà innamorare perdutamente Fedra, moglie di Teseo e quindi matrigna di Ippolito, del proprio figliastro.

Fedra, colpita dalla passione involontaria e insana, lotta contro il desiderio che la consuma. Si vergogna, si dispera, cerca di resistere. Ma il sentimento instillato da Afrodite è implacabile, e lentamente corrompe la sua volontà. In alcune versioni del mito, Fedra tenta persino di sedurre Ippolito ricorrendo a un filtro d’amore, senza però ottenere nulla: Ippolito resta indifferente, sdegnato dalla proposta, e anzi reagisce con orrore e disprezzo.

Lontano dall’empatia e cieco di fronte alla sofferenza umana, Ippolito non distingue tra la colpa di Fedra e la femminilità in generale. Dopo il rifiuto e il tentato approccio, l’eroe maledice tutte le donne, accusandole di inganno, di bassezza e di lussuria. Il suo giudizio diventa assoluto, senza sfumature, e lo rivolge con violenza a tutto il genere femminile, consolidando la sua immagine di uomo separato, incapace di amare.

Il suicidio di Fedra

Fedra, ormai rovinata dalla passione e dal disonore, sceglie di togliersi la vita. Ma, prima di morire, lascia una lettera destinata al marito Teseo. In essa, accusa Ippolito di aver tentato di abusare di lei. La tragedia si compie: Teseo, ignaro della verità, crede alla confessione della moglie e, devastato, maledice il proprio figlio, invocando su di lui la distruzione tramite uno dei doni ricevuti da suo padre, Poseidone, il dio del mare.

La morte di Ippolito

Teseo ordina l’esilio del figlio, senza concedergli possibilità di difendersi. Ippolito, vincolato da un giuramento a non rivelare la verità, accetta in silenzio il proprio destino. Mentre lascia la città su un carro, Poseidone scatena una creatura marina che fa imbizzarrire i cavalli: il carro si rovescia e Ippolito viene trascinato e gravemente ferito.

A questo punto interviene Artemide, che appare a Teseo rivelando l’intera verità. Spiega come Afrodite abbia ordito l’inganno e come Fedra sia stata una vittima e carnefice al tempo stesso. Teseo, sconvolto, cerca di riavvicinarsi al figlio, ma è troppo tardi: Ippolito muore nelle braccia del padre, in una scena che sigilla la tragedia con il peso della colpa, del perdono e del rimorso.

Il culto di Ippolito e il rituale delle donne

Alla fine della tragedia, Artemide istituisce un culto in onore del giovane. Le donne, in procinto di sposarsi, dedicheranno una parte della propria chioma a Ippolito, come segno di rispetto e di purificazione. Questo rito assume una funzione riparatrice: è un modo per restituire dignità al genere femminile, umiliato dalla generalizzazione violenta di Ippolito e colpevolizzato dalla tragedia di Fedra.

Il culto non ha dunque solo lo scopo di celebrare il giovane eroe, ma serve anche a placare il conflitto tra i sessi e tra le divinità, a riunire ciò che è stato spezzato.

Il mito di Ippolito, così come messo in scena da Euripide, si inserisce in un complesso sistema di valori del mondo greco, in cui l’eccesso – anche nella virtù – è pericoloso. Il giovane, pur essendo casto e devoto, viola la misura, ossia il principio del mètron caro ai Greci. Il suo disprezzo per l’amore e per Afrodite è una colpa quanto l’eccesso passionale.

Fedra, da parte sua, è vittima di una forza più grande di lei, eppure colpevole delle sue azioni. La sua figura diventerà sempre più centrale nelle successive rielaborazioni del mito, come nella tragedia latina di Seneca e nelle opere teatrali moderne di Racine (Phèdre) e di Sarah Kane (Phaedra’s Love).

In queste versioni, Ippolito perde centralità, mentre Fedra incarna in modo sempre più profondo la contraddizione tra pulsione e razionalità, tra amore e morte. Il mito resta così attuale nella sua tensione tragica, simbolo di un’umanità che oscilla tra istinto e dovere, tra colpa e redenzione.

Il mito di Ippolito ci parla della fragilità dell’equilibrio umano, dell’impossibilità di sottrarsi del tutto alla natura, e delle conseguenze terribili dell’assolutismo morale. È una tragedia della separazione: tra padre e figlio, tra uomo e donna, tra uomo e dio. Ma è anche, nella sua ultima scena, un tentativo di ricomporre quella frattura, attraverso il rito, la memoria e la compassione.

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  • Robert GravesI miti greci Prima della scienza, prima della religione, c’è il mito. Modo ingenuo – ci dicono – modo fantasioso, spregiudicato e prescientifico, di spiegare l’origine delle cose e degli uomini, gli usi i costumi e le leggi. Filologia, etnografia, antropologia hanno lacerato il velo del mito, evidenziandone le radici ideologiche, il retroterra di superstizione e di magia.

 

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