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Il metodo di Socrate: cos’è la confutazione, la maieutica e la ricerca del vero sapere

Scopri il metodo di indagine di Socrate: la confutazione, la maieutica, e la ricerca del sapere come cura dell’anima. Un viaggio tra etica, logica e filosofia per comprendere come la virtù sia conoscenza.

La confutazione e il metodo dialettico

Il cuore del metodo socratico è la confutazione, ossia il processo attraverso il quale Socrate dimostra l’inconsistenza del sapere dei suoi interlocutori. Questo risultato viene raggiunto attraverso il dialogo basato su domande e risposte, la cui domanda chiave è sempre: “Che cos’è?“. Socrate chiede incessantemente che cosa siano concetti fondamentali come il coraggio, la giustizia, l’amicizia, la saggezza.

In questo modo, anche se l’argomento trattato riguarda questioni etiche, la sua ricerca assume una forma logico-linguistica: si tratta di trovare definizioni universali, valide per ogni caso particolare. Aristotele interpreterà infatti l’indagine socratica come una ricerca dell’universale nei concetti morali.

L’incapacità degli interlocutori e l’aporia

Gli interlocutori di Socrate spesso falliscono nel rispondere correttamente. Di solito, cadono in due errori:

  • Offrono esempi particolari invece di una definizione universale. Per esempio, definiscono il coraggio come l’atto di affrontare il nemico in battaglia, ignorando che si può essere coraggiosi anche in una malattia o in una ritirata strategica.

  • Oppure forniscono definizioni troppo generali, che non distinguono chiaramente il concetto trattato da altri concetti.

La difficoltà maggiore emerge quando, nel corso della discussione, gli interlocutori ammettono opinioni incompatibilicon le loro affermazioni iniziali. Questo mostra come il loro sapere sia incoerente: credono in cose contraddittorie senza accorgersene. Così, Socrate svela la loro ignoranza.

Il metodo delle domande e risposte, nella sua funzione negativa, si configura dunque come confutazione: l’interlocutore è posto davanti a un dilemma — mantenere la definizione iniziale respingendo le ammissioni successive, o viceversa.

La situazione prodotta dalla confutazione è detta aporia: un senso di smarrimento, di blocco, che rivela l’impasse del ragionamento. Ma proprio questa consapevolezza di non sapere rappresenta l’inizio della vera ricerca della verità.

La maieutica: far nascere il sapere

Nell’Aporia, Socrate non lascia i suoi interlocutori nel vuoto: egli propone un nuovo uso del dialogo, che Platone paragonerà alla maieutica, l’arte della levatrice. Come una levatrice aiuta a partorire i bambini, Socrate aiuta a far emergere la verità latente nell’anima di ciascuno.

La maieutica non si limita a far emergere opinioni: essa verifica se ciò che si partorisce sia qualcosa di valido oppure inconsistente. La ricerca diventa dunque un cammino di purificazione dal falso sapere.

La virtù è scienza

Socrate sostiene che per agire virtuosamente occorre possedere il sapere appropriato. Come l’artigiano sa svolgere il suo mestiere grazie a un sapere tecnico, allo stesso modo chi vuole vivere bene deve possedere il sapere del bene e del male. Ne deriva la celebre tesi: la virtù è scienza.

Questa idea implica che chi conosce il bene non può non compierlo. Il bene esercita una forza irresistibile sull’anima che lo riconosce come tale. Le passioni e le emozioni sono importanti, ma non possono orientare da sole la vita: solo il sapere può garantire una corretta condotta.

Socrate non è un moralista rigido: la sua etica è una forma di eudemonismo, in cui il bene coincide con la felicità. La conoscenza permette di valutare i piaceri, scegliendo quelli che portano alla felicità duratura e scartando quelli che causano sofferenze future.

Nessuno fa il male volontariamente

Un’altra grande conseguenza della teoria socratica è che nessuno compie il male volontariamente. Chi fa il male lo fa credendo erroneamente che sia un bene per sé. L’ignoranza è dunque la radice di ogni errore morale.

Di qui l’importanza di liberarsi dalle false credenze e di prendersi cura della propria anima. La terapia dell’anima consiste proprio nel curare l’ignoranza, che è la più grave delle malattie morali.

Nel Gorgia, Socrate arriva a sostenere che è meglio subire ingiustizia che commetterla: chi fa il male rovina la propria anima, mentre chi lo subisce può conservarla intatta. E se si è colpevoli, è meglio essere puniti: la punizione purifica l’anima dalla corruzione.

Il coraggio di morire

In questa visione, la filosofia diventa cura dell’anima e esercizio quotidiano. Il vero filosofo, dedicandosi incessantemente a questa ricerca, può affrontare senza paura anche la morte.

Nell’Apologia di Socrate, Platone presenta due alternative riguardo alla morte: o essa è una fine totale, simile a un sonno senza sogni (e quindi non temibile), oppure è un trasferimento dell’anima in un altro luogo, dove la ricerca filosofica può continuare con altre anime.

In ogni caso, per chi ha dedicato la vita alla ricerca della verità, la morte non è un male da temere.

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