Quando si parla di eroi greci, spesso vengono in mente Achille, Ulisse o Ettore. Ma tra i grandi protagonisti della guerra di Troia spicca anche Diomede, guerriero formidabile, fedele compagno di Ulisse e protagonista di imprese epiche.
Diomede: origini e carattere
Diomede era figlio di Deipile e del feroce Tideo, da cui ereditò un carattere irascibile e impetuoso, qualità che lo resero famoso in tutto il mondo antico. Da giovane aveva aspirato alla mano di Elena e partecipò alla guerra di Troia anche per motivi personali: il rapimento della donna rappresentava per lui un affronto insopportabile.
Un oratore e un atleta tra i migliori
Non era solo coraggioso: Agamennone lo considerava uno dei migliori oratori dell’esercito acheo, tanto da invitarlo a tutti i vertici con i re alleati. Come atleta, eccelleva nella corsa: vinse gli 800 metri piani nei giochi funebri in onore di Patroclo, dimostrando una resistenza fuori dal comune.
Diomede e Ulisse: coppia inseparabile
Durante la guerra, Diomede e Ulisse formarono un duo inseparabile, sia in battaglia sia nelle missioni più delicate, che richiedevano astuzia e coraggio.
Furono loro, ad esempio, a prelevare il giovane Neottolemo, figlio di Achille, per risollevare il morale dei greci, e sempre loro a convincere il principe Filottete, abbandonato sull’isola di Lemno, a tornare a combattere.
La storia di Filottete
Filottete, morso da un serpente durante il viaggio verso Troia, era stato abbandonato a causa della ferita maleodorante. Eppure, possedeva le preziose armi di Eracle, indispensabili alla vittoria achea. Il suo rientro si rivelò fondamentale, come predetto dagli indovini.
Il furto del Palladio: gloria e tradimento
Tra le imprese più audaci di Diomede e Ulisse figura il furto del Palladio, la statua sacra di Atena che proteggeva Troia. Penetrarono nella città con destrezza, ma al momento della fuga Ulisse mostrò la sua natura ingannevole: rifiutò di aiutare Diomede a scavalcare le mura e poi tentò perfino di assassinarlo per intascare tutto il premio.
Grazie al chiarore lunare, Diomede scoprì il tradimento e affrontò Ulisse in una violenta colluttazione. Ironia della sorte, pare che il Palladio rubato fosse solo una copia, e l’intera missione risultò inutile!
L’ira degli dei: il tradimento di Egea
Nonostante le imprese, il destino di Diomede non fu felice. Alla fine della guerra, rientrato ad Argo, trovò sua moglie Egea in compagnia di un altro uomo, Comete, più giovane e malvagio.
Questo tradimento fu istigato da Afrodite, furiosa con Diomede per averla ferita durante la guerra, quando, assistito da Atena, era riuscito persino a colpire il dio della guerra, Ares, in battaglia.
L’esilio e la fine gloriosa
Costretto a fuggire da Argo, Diomede trovò rifugio insieme ai suoi compagni nelle Isole Tremiti, dove fondò una colonia. Alla sua morte, Atena ottenne da Zeus che fosse accolto tra gli dei immortali, trasformando i suoi fedeli compagni in uccelli, noti ancora oggi come le diomedee.
La storia di Diomede ci insegna che, nell’epica greca, coraggio e astuzia spesso andavano di pari passo con tradimenti e inganni. Un eroe complesso, capace di grandi gesti ma anche vittima delle trame degli dei e degli uomini.
📚 Un aiuto per lo studio:
Robert Graves – I miti greci
I protagonisti dell’Iliade raccontati da Bassaparola:
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