“Le avventure di Cesare sull’Olimpo” sono una serie di racconti per bambini con protagonista l’asinello Cesare, alla ricerca della sua vera famiglia. Nel suo viaggio incontra eroi e divinità della mitologia greca, vivendo incredibili avventure. Questo è l’episodio n. 1: Cesare alla conquista dell’Olimpo.
Zeus era di pessimo umore. E quando il re degli dèi è di pessimo umore, sull’Olimpo volano fulmini anche quando c’è il sole, e il bucato steso delle Muse finisce per odorare di fuliggine invece che di brezza di montagna.

Il guaio di quella mattina era sempre lo stesso: sua moglie, Era.
— Basta con i cosciotti di cinghiale a colazione! — ripeteva lei. — Solo nuvolette sgonfie, un pizzico di vapore acqueo e spinaci ben cotti.
— Ma io sono il re degli dèi! — protestava Zeus, guardandosi la pancia come fosse un’opera d’arte. — E questa non è pancia… è rotondità divina!
— È rotondità che non entra più nella tunica — ribatteva lei, stringendo le labbra.

Così Zeus, offeso e affamato, masticava triste la sua nebbia bollita, sognando frittelle di ambrosia alte quanto un tempio.
Ma proprio in quel momento, molto più in basso, successe qualcosa di strano. L’aria cominciò a tremolare come acqua al sole, e un vecchio armadio apparve dal nulla, rotolando verso la cima dell’Olimpo come se avesse una gran fretta di arrivare a casa. Dietro di lui, due occhi sospesi nel vuoto lo seguivano da lontano.

Zeus lo vide e pensò: — Ah, il mio malumore è talmente potente che fa volare pure i mobili! —. Poi ci inciampò contro con un tuono di dolore.
— Ahia, per Tifone! — urlò, massaggiandosi la caviglia.
Un debole lamento lo fece zittire. Aprì piano l’armadio… e dentro c’era un asinello. Piccolo, con le orecchie piegate come tende tristi, coperto di polvere, ma con un pelo bianco così brillante che Zeus strizzò gli occhi.
— Accechi più di un mio fulmine! — disse.
Aveva occhi azzurri con riflessi d’argento, una criniera morbida e ribelle, e sul naso e sulle orecchie piccole macchie rosa.
— Papà? — ragliò piano l’asinello.
Zeus spalancò gli occhi. — Io? Papà? No, no! Io sono padre dei fulmini, non dei quadrupedi!
Ma l’asinello fece due passetti e si incollò alla gamba divina.
— Papà! Ti voglio bene!

Zeus capì che doveva trovare una soluzione: il re degli dèi non poteva andare in giro con un asino che lo chiamava “papà”. Era lo avrebbe fulminato e gli altri dèi avrebbero riso per secoli.
Cercò di seminarlo: dietro colonne, sotto letti, persino dentro una nuvola a forma di poltrona… ma l’asinello lo trovava sempre.
Era una bestiola curiosa e soprattutto golosa: bastava dire “fichi caramellati” e le sue orecchie si rizzavano come antenne divine; sapeva scoprire un biscotto sfornato due templi più in basso e conosceva ogni angolo dell’Olimpo come fosse casa sua.
Alla fine, un po’ per sfinimento e un po’ per simpatia gastronomica, Zeus si arrese.
— Senti, figliolo… puoi restare, ma non chiamarmi papà. Ti aiuterò a trovare il tuo vero padre. Promessa di Zeus!
— Grazie! Tvb… papà! — ragliò, stringendolo in un abbraccio che odorava di fieno e biscotti.
— Ti serve un nome — disse Zeus, e si illuminò. — Cesare! Un giorno, tra gli uomini, questo sarà il nome di un grande imperatore. Ti porterà fortuna.
L’asinello alzò il muso e disse: — Ti faccio un indovinello, papà!
— Non sono tuo papà! — borbottò Zeus, ma si sedette lo stesso, curioso.
— Ecco: porto ombra senza cappello, cambio forma senza forbici e corro senza piedi. Chi sono?
Zeus si grattò la barba. — Mmm… un centauro in ritardo?
— Sbagliato! — rise Cesare. — È… una nuvola!
Zeus la guardò, passare lenta sopra l’Olimpo. — Potevo saperlo… — mormorò, nascondendo un sorriso.
E così, tra nubi e risate, Cesare fece il suo ingresso ufficiale sull’Olimpo.

Molto più in là, oltre le nuvole, i due occhi sospesi si strinsero di rabbia. Avevano perso Cesare… e sapevano che Zeus, prima o poi, avrebbe scoperto la verità.
Per leggere la prima avventura mitologica dell’asinello Cesare sull’Olimpo ⤵️
Entra nel mondo della mitologia greca con Cesare, l’asinello più curioso dell’Olimpo!


