Riassunto e analisi del primo Libro I dell’Iliade – L’ira di Achille
Riassunto del primo capitolo
Il poeta apre l’Iliade invocando la Musa affinché lo aiuti a raccontare la storia dell’ira di Achille, il più grande eroe greco della guerra di Troia. La narrazione inizia nove anni dopo l’inizio del conflitto, quando gli Achei hanno appena saccheggiato una città alleata dei Troiani e preso due donne come bottino di guerra: Criseide e Briseide. Agamennone, capo supremo dell’esercito acheo, si appropria di Criseide; Achille, il più valoroso tra i guerrieri, riceve Briseide.
Il padre di Criseide, Crise, sacerdote del dio Apollo, supplica Agamennone di restituirgli la figlia offrendo un ricco riscatto. Di fronte al rifiuto, invoca l’ira di Apollo, che manda una pestilenza nel campo acheo, causando molte morti. Dopo dieci giorni, Achille convoca un’assemblea e chiede al veggente Calcante di svelare la causa dell’epidemia. Calcante rivela che è una punizione divina per l’oltraggio subito da Crise. Agamennone, infuriato, accetta di restituire Criseide solo se Achille gli cede Briseide. L’orgoglioso Achille si sente umiliato e minaccia di ritirarsi dal conflitto e di tornare a casa con i suoi Mirmidoni.
Nel momento in cui Achille sta per uccidere Agamennone, la dea Atena — inviata da Era — lo trattiene. Grazie a lei e all’intervento del saggio Nestore, il duello viene evitato. Quella stessa notte, Agamennone manda Criseide a suo padre e ordina che Briseide venga portata via dalla tenda di Achille. Achille, pieno di rabbia, si rivolge a sua madre Teti, ninfa marina, chiedendole di intercedere presso Zeus affinché favorisca i Troiani in segno di vendetta. Teti accetta, ma potrà rivolgersi a Zeus solo dopo che sarà tornato da un banchetto con gli Etiopi.
Nel frattempo, Odisseo riconsegna Criseide e compie sacrifici per placare Apollo. Il dio, soddisfatto, pone fine alla pestilenza. Ma la fine della peste segna solo l’inizio di nuove sofferenze: Achille si rifiuta ancora di combattere. Dopo dodici giorni, Teti finalmente supplica Zeus, che — nonostante il timore dell’ira di sua moglie Era, sostenitrice degli Achei — accetta di aiutare i Troiani. Era scopre l’accordo e si infuria, ma viene calmata da suo figlio Efesto, che evita così uno scontro tra gli dèi.
Analisi del primo capitolo
L’Iliade si apre con un chiaro messaggio: il centro della narrazione è l’ira di Achille. Fin dalla prima parola del poema, il poeta dichiara che non racconterà l’intera guerra di Troia, ma si concentrerà su un conflitto personale che ha conseguenze enormi. L’episodio del litigio tra Achille e Agamennone diventa così il nucleo della vicenda. La guerra fa solo da sfondo, mentre il cuore del racconto è l’orgoglio ferito di due uomini e le ripercussioni che la loro rivalità ha sull’intero esercito acheo.
Accanto agli eventi umani, il ruolo degli dèi è centrale. Le divinità non si limitano a osservare, ma intervengono attivamente: scatenano malattie, frenano impulsi violenti, manipolano i destini degli uomini. Tuttavia, il comportamento degli dèi è spesso contraddittorio e sorprendentemente umano. Si muovono per favoritismi, rancori personali o semplici capricci. Le loro azioni, a volte tragiche e altre volte quasi comiche, mostrano un mondo divino pieno di tensioni e imperfezioni, molto vicino a quello umano.
Il confronto tra Agamennone e Achille rivela quanto fosse fondamentale, nella cultura greca antica, il concetto di onore personale. Entrambi preferiscono mettere a rischio il successo dell’intera campagna militare pur di non rinunciare al proprio prestigio. Nessuno dei due vuole cedere, perché farlo significherebbe subire un’umiliazione insopportabile. Questo scontro mostra come, per i Greci, il rispetto e il riconoscimento pubblico fossero più importanti persino della vittoria o della sicurezza collettiva.