HomeMitologia grecaLe Arpie nella mitologia greca

Le Arpie nella mitologia greca

Scopri l’origine, l’evoluzione e il significato delle Arpie nella mitologia greca e romana: da spiriti del vento a mostruose creature alate, simbolo di punizione e presagio divino.

Origine e natura delle Arpie

Le Arpie (Ἅρπυιαι, Harpyiai, “le rapitrici”) sono spiriti della tempesta, divinità minori (daimones) rappresentanti le raffiche di vento improvvise e violente. Nei poemi omerici sono considerate incarnazioni del vento tempestoso (Od. xx.66), mentre nella Teogonia di Esiodo vengono descritte come bellissime fanciulle alate, figlie di Taumante e dell’Oceanina Elettra. I loro nomi più noti sono Aello, Ocypete e Celaeno, ma altri autori aggiungono varianti come Nikothoë, Aellopos e Ocythoë.

Originariamente non erano esseri mostruosi, ma col tempo la letteratura greca e romana ne peggiorò l’aspetto e il ruolo, fino a farle diventare creature orribili, metà donne e metà uccello, dalle ali potenti, artigli affilati e un odore pestilenziale.

Le Arpie nei poemi omerici

In Omero, le Arpie appaiono in vari contesti come spiriti della sparizione improvvisa. Nell’Odissea, si racconta che esse rapirono le figlie del re Pandareo e le consegnarono alle Erinni (Od. xx.78), mentre altre sparizioni inspiegabili venivano comunemente attribuite a loro (Od. i.241). Le Arpie sono dunque simbolo del rapimento misterioso, agenti del volere divino.

Il racconto di Fineo e le Arpie

La narrazione più ricca e celebre delle Arpie è quella di Fineo, re e veggente cieco della Tracia, punito dagli dèi per aver rivelato i segreti del destino. Zeus gli inviò le Arpie a tormentarlo: ogni volta che gli veniva servito del cibo, esse lo rapivano o lo contaminavano con fetore, lasciandolo in vita solo per prolungare il supplizio.

La storia si sviluppa nell’episodio degli Argonauti, quando Zete e Calais, i figli alati di Borea (le Boreadi), giungono con Giasone e si offrono di scacciare le Arpie. Dopo un inseguimento aereo, sono fermati da Iride (o Hermes, secondo alcune fonti), che impone alle Arpie di lasciare in pace Fineo in cambio della loro salvezza. Le isole dove si rifugiarono furono chiamate Strofadi (dal greco strepho, “voltarsi”).

Le Arpie nell’Eneide

Nell’Eneide di Virgilio (libro III), le Arpie compaiono durante il viaggio di Enea verso l’Italia, sulle isole Strofadi. Sono descritte come creature orrende, metà donne e metà uccello, dalle mani artigliate e affamate eternamente. Durante un banchetto dei Troiani, le Arpie piombano sui cibi, li insozzano e profetizzano una punizione divina.

Celeno, la più spaventosa delle Arpie, lancia una maledizione: i Troiani, prima di fondare la loro città, saranno colpiti da una carestia tale da costringerli a mangiare le proprie mense. Questo oracolo si realizzerà più avanti nel poema, confermando la loro funzione profetica e punitiva.

Le Arpie nella letteratura 

Molti autori successivi rielaborano la figura delle Arpie:

  • Esiodo le descrive ancora come creature veloci e belle.

  • Apollonio Rodio e Valerio Flacco approfondiscono il tormento di Fineo e l’inseguimento aereo da parte delle Boreadi.

  • Ovidio, nelle Metamorfosi, racconta brevemente come gli Argonauti abbiano liberato Fineo dalle Arpie.

  • Virgilio, oltre all’Eneide, le colloca anche nel regno degli Inferi (Aen. VI.287) tra le creature che custodiscono l’ingresso dell’Orco.

  • Seneca, Stazio e Igino offrono ulteriori dettagli sulle caratteristiche fisiche e simboliche delle Arpie, con interpretazioni più tetre o moralizzanti.

Aspetto e iconografia

Le Arpie furono inizialmente rappresentate come giovani donne alate, ma l’evoluzione mitologica e letteraria le trasforma in esseri mostruosi e disgustosi. I testi latini le descrivono con:

  • Volto pallido per la fame,

  • Mani ad artiglio,

  • Corpi parzialmente animali,

  • Odore pestilenziale.

Iconograficamente compaiono in ceramiche greche (come kylikes e anfore) inseguite dalle Boreadi o nell’atto di rapire le figlie di Pandareo, e nel celebre Monumento delle Arpie da Licia.

Arpie: demoni del castigo 

Le Arpie rappresentano l’ambivalenza della forza naturale e divina: sono agenti della volontà degli dei, ma anche simboli della punizione, della privazione e dell’avvertimento morale. Dall’Odissea all’Eneide, da Esiodo a Ovidio, il loro ruolo evolve da spiriti del vento a mostri da temere e rispettare, custodi del confine tra umano e divino, tra vita e dannazione.

Previous article
RELATED ARTICLES

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Most Popular

Recent Comments