Ilizia, la dea greca del parto e dei dolori del travaglio: miti, culti, simboli e il suo ruolo tra le divinità femminili dell’antichità. Una figura chiave nel pantheon greco.
Genitori di Inizia | Zeus e Era |
Dea di | Parto |
Dimora | Monte Olimpo |
Simbolo | Torcia |
Animali sacri | Donnola, puzzola |
Altri nomi | Genetillide |
Nome romano | Lucina |
INDICE
- Ilizia la divinità del parto
- Origini e genealogia
- Miti principali: tra aiuto e vendetta
- Simbolismo e iconografia
- Luoghi di culto e diffusione del culto
- Ilizia tra Grecia e Roma
- Aspetti teologici e culturali
- Una dea dimenticata ma centrale
Ilizia la divinità del parto
Ilizia, conosciuta anche con i nomi greci Eileithyia, Ilithyia o Eleutho, è una divinità dell’antica religione greca, strettamente legata al momento cruciale della nascita. Era la dea che assisteva le donne durante il travaglio, capace di alleviare i dolori o, al contrario, prolungarli fino a conseguenze fatali. Il suo nome deriva dal greco elêluthyia, “colei che giunge in aiuto”, sottolineando il suo ruolo come presenza salvifica, ma anche ambivalente, nei momenti del parto.
Origini e genealogia
Le fonti antiche non sono univoche sulla sua genealogia. Secondo Esiodo (Teogonia, v. 921), Ilizia era figlia di Zeus e Era, sorella di Ares e Ebe. Tuttavia, in altre tradizioni, come quella omerica, Ilizia è figlia di Era da sola, concepita senza l’intervento di Zeus. Questa doppia origine riflette probabilmente la sua natura duplice: portatrice di vita e potenziale causa di morte. Alcuni testi parlano addirittura di più Ilizie, distinte tra chi favorisce e chi ostacola il parto.
Miti principali: tra aiuto e vendetta
Uno dei miti più emblematici che la vede protagonista è quello della nascita di Eracle (Ercole per i romani). Era, gelosa del figlio che Alcmena stava per dare a Zeus, inviò Ilizia per impedire il parto. La dea si sedette davanti alla porta, con le braccia e le gambe incrociate, bloccando magicamente il travaglio. Solo grazie all’astuzia della serva Galinthias, che ingannò la dea annunciando falsamente la nascita, il blocco fu spezzato. Ilizia, furiosa, trasformò Galinthias in una donnola. Questo animale, simbolicamente legato alla nascita, divenne sacro alla dea.
Un altro mito importante la vede coinvolta nella nascita di Apollo. Leto, madre del dio, non riusciva a partorire perché Era teneva Ilizia lontana. Solo con l’intervento di Iris, e la promessa di una collana d’oro, la dea fu convinta ad accorrere, permettendo il parto sull’isola di Delo.
Simbolismo e iconografia
Ilizia era raffigurata in due modi principali: con una torcia, simbolo delle doglie brucianti del parto, o con le mani sollevate al cielo, gesto rituale per facilitare la nascita e portare il bambino alla luce. A volte veniva confusa o associata ad Artemide, anch’essa protettrice delle partorienti, ma mentre Artemide era una dea cacciatrice e vergine, Ilizia incarnava il momento concreto e materiale della nascita.
Il simbolismo della torcia la collega anche alla luce della vita: Ilizia “porta alla luce” il neonato, in un processo carico di dolore ma anche di speranza.
Luoghi di culto e diffusione del culto
Il culto di Ilizia era diffuso soprattutto a Creta, dove si riteneva fosse nata in una grotta ad Amnisos, nei pressi di Cnosso. Da lì, il suo culto si diffuse a Delo, Atene, Sparta, Megara, e molte altre città greche. Atene ospitava un santuario dedicato alla dea che conteneva tre statue completamente coperte fino ai piedi: due donate da Fedra e una portata da Erysicthone da Delo.
In queste località, le donne in attesa si recavano a pregarla per un parto sicuro. Il legame con la fertilità e la procreazione è confermato anche dall’epiteto Genetyllis, usato per riferirsi alla dea in associazione con Afrodite nei contesti matrimoniali e sessuali.
Ilizia tra Grecia e Roma
I Romani identificarono Ilizia con Lucina, divinità latina del parto e della luce del giorno. Il nome Lucina deriva da lux(luce), sottolineando il momento della nascita come passaggio dalle tenebre del grembo alla luce della vita. Anche Natio era un nome romano associato a lei, più diretto nel significato di “nascita”. Nelle fonti latine, Ilizia/Lucina appare spesso come oggetto di invocazione nei racconti di madri in travaglio o come figura rituale nei matrimoni e nei culti femminili.
Aspetti teologici e culturali
Ilizia non era semplicemente una dea della nascita fisica. In testi più antichi, come gli Inni Orfici e le liriche di Pindaro, appare anche come “filatrice astuta”, legata al destino, e in alcuni contesti è persino definita più antica di Crono, dio del tempo. Questo la lega al potere cosmico del principio vitale, il mistero dell’inizio, della creazione e della sofferenza. La nascita, nella religiosità greca, era un atto sacro e pericoloso, e il travaglio non era solo fisico, ma anche spirituale.
Una dea dimenticata ma centrale
Sebbene meno nota di altre divinità olimpiche, Ilizia occupava un posto centrale nell’esperienza umana del mondo antico. In un tempo in cui la mortalità infantile e materna erano altissime, pregare una divinità capace di garantire la sopravvivenza durante il parto era un gesto carico di speranza e terrore.
La sua duplice natura, benevola o vendicativa, riflette la realtà ambigua della nascita: un evento di gioia e al tempo stesso di pericolo. Come tale, Ilizia rimane una figura potente e affascinante del pantheon greco, custode del mistero più profondo dell’esistenza umana.
🔱 Altri miti e divinità della mitologia greca raccontati da Bassaparola
- Zeus: origini, poteri e segreti del re degli dèi dell’Olimpo
- Athena nella mitologia greca: dea della saggezza, delle guerra e delle arti
- GUIDA COMPLETA: mitologia greca e civiltà di Creta: storie, eroi, miti, dei e leggende da conoscere.
📚 Letture consigliate:
- I migliori libri sulla storia e cultura della Grecia Antica. Guida completa.
- L. Trentini –Mitologia greca
- Robert Graves – I miti greci Prima della scienza, prima della religione, c’è il mito. Modo ingenuo – ci dicono – modo fantasioso, spregiudicato e prescientifico, di spiegare l’origine delle cose e degli uomini, gli usi i costumi e le leggi. Filologia, etnografia, antropologia hanno lacerato il velo del mito, evidenziandone le radici ideologiche, il retroterra di superstizione e di magia.