Viaggio tra i monumenti esterni alla rocca di Micene: dal Tesoro di Atreo alla casa di Plakes, dalla casa del mercante di vino al complesso della casa di Petsas.
Durante il periodo palaziale miceneo, compreso tra il XIV e il XIII secolo a.C., la Rocca di Micene non era l’unico centro vitale del potere e della vita quotidiana. All’esterno delle imponenti mura ciclopiche si sviluppò un articolato sistema di edifici residenziali, laboratori, magazzini e complessi amministrativi, essenziali per il funzionamento e la gestione del regno miceneo.
Edifici residenziali e amministrativi
Sui versanti nord-occidentali e occidentali della Rocca si trovano alcune delle residenze più significative. La Casa di Plakes, la Casa del Mercante di Vino e il Complesso della Casa Petsas erano dotati di affreschi raffinati e ampi spazi destinati allo stoccaggio delle merci. Questi edifici non erano semplici abitazioni, ma veri e propri avamposti della gestione palaziale.
Nel corso del XVI secolo a.C., lungo la strada che conduceva alla Rocca, sorse un nucleo abitativo noto come il Quartiere del Mercante d’Olio, composto da quattro case. Tra queste spicca la Casa Ovest, l’edificio più antico del complesso, che svolgeva sia funzioni residenziali sia amministrative. Ne sono prova le tavolette in Lineare B ritrovate al suo interno, contenenti dati sulla distribuzione del vitto al personale.
La Casa degli Scudi, con la sua pianta irregolare, ospitava un magazzino di materiali esotici, una bottega artigianale per la produzione di mobili e uno spazio per lo smistamento delle merci. Vi sono stati ritrovati vasi in pietra, avorio lavorato e maiolica, segno di un’intensa attività commerciale e produttiva.
Il vero fulcro del quartiere era però la Casa del Mercante d’Olio: dotata di una monumentale facciata e articolata su due piani, presentava al piano terra ampi magazzini per l’olio e la lana, mentre al primo piano si trovavano gli alloggi privati e un archivio amministrativo. La presenza di anfore cretesi con false imboccature testimonia rapporti commerciali intensi con l’isola di Creta.
Anche la Casa delle Sfingi, disposta su due livelli, ricopriva un ruolo rilevante: oltre alle funzioni di magazzino e laboratorio, vi si svolgevano attività di natura amministrativa, come attestano le iscrizioni su sigilli e tavolette in Lineare B. L’intero complesso fu distrutto da un incendio intorno alla metà del XVI secolo a.C.
A nord del celebre Tesoro di Atreo furono costruite nel XIII secolo a.C. tre abitazioni, tra cui la Casa sulla Collina della Madonna. Sebbene danneggiate da un terremoto e successivamente da un incendio, vennero ricostruite e utilizzate fino alla fine dell’età micenea.
Micene funeraria: necropoli e tombe monumentali
Accanto agli insediamenti residenziali e amministrativi, l’area intorno alla Rocca era punteggiata da necropoli. A partire dal XV secolo a.C., accanto alle antiche tombe a fossa, utilizzate per i sovrani micenei più antichi, si affermò una nuova tipologia: la tomba a tholos, proveniente con ogni probabilità dalla Messenia.
Queste tombe monumentali, simbolo del prestigio delle dinastie regnanti, sono composte da un lungo dromos (corridoio d’accesso), che conduce a una camera funeraria circolare sormontata da una cupola autoportante costruita con una tecnica a progressiva aggettanza. Le tombe erano coperte da tumuli di terra e presentavano dimensioni considerevoli: tra gli 8 e i 14,60 metri di diametro per la camera, e dai 5 ai 6 metri di larghezza per il dromos, lungo anche 37 metri.
Sono nove le tombe a tholos identificate a Micene, suddivise dall’archeologo britannico A.J.B. Wace in tre gruppi cronologici:
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Primo gruppo (1510–1460 a.C.): tomba dei Ciclopi, di Epano Fournos e di Egisto;
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Secondo gruppo (1460–1400 a.C.): tomba della Madonna, di Kato Fournos e dei Leoni;
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Terzo gruppo (1400–1250 a.C.): tomba dei Demoni, di Oreste e il celebre Tesoro di Atreo.
Il Tesoro di Atreo: capolavoro dell’architettura micenea
Tra tutte le tombe a tholos, il Tesoro di Atreo rappresenta senza dubbio il vertice dell’architettura funeraria micenea. Realizzato intorno al 1350 a.C., il monumento stupisce per la sua perfezione tecnica e la ricchezza decorativa.
La camera circolare, con un diametro di 14,60 metri e un’altezza di 13,50 metri, fu realizzata con 33 file di grandi conci di pietra disposti in modo tale da reggere la pressione del peso soprastante. Il lungo dromos, di 36 metri di lunghezza e 6 di larghezza, è fiancheggiato da pareti in muratura isodoma di grandi blocchi ben squadrati.
L’ingresso è sormontato da un’imponente architrave di 120 tonnellate, scavata concavamente per adattarsi alla curva della cupola. La porta monumentale conduce a una camera laterale scavata nella roccia, di forma cubica e con pareti rivestite in alabastro, impreziosita da un ingresso con sostegno centrale.
Elementi decorativi in bronzo ornavano le giunture dei conci, mentre la facciata esterna presentava semicolonne in pietra calcarea verde e un fregio a spirali e rosette in rilievo, testimoniando il livello artistico raggiunto dai Micenei.

Le tombe ipogee
Accanto alle tombe a tholos, un’altra forma sepolcrale micenea era la tomba a camera ipogea, ricavata scavando una stanza sotterranea nella roccia e collegandola all’esterno tramite un dromos inclinato. Utilizzate per sepolture multiple, queste tombe formarono cimiteri familiari, dei quali ne sono stati individuati 27 diversi intorno alla Rocca.
Le tombe ipogee furono utilizzate dal XV fino al XIII secolo a.C., e ne sono state rinvenute circa 250, spesso accompagnate da ricchi corredi funerari, che offrono preziose testimonianze sulla vita, le credenze e il rango sociale dei defunti.
Il paesaggio attorno alla Rocca di Micene non era solo un contorno urbanistico, ma un’estensione viva del potere e dell’identità micenea. Tra residenze raffinate, laboratori, depositi e tombe sontuose, il Tesoro di Atreo emerge come il simbolo tangibile di un’epoca che ha saputo fondere potere, tecnica e arte in una delle più grandiose testimonianze della civiltà egea.