Le colpe dei padri
“Le colpe dei padri ricadono sui figli” è una massima che attraversa il tempo. Per noi cristiani, essa richiama il peccato originale, quella condizione di imperfezione ereditata da Adamo ed Eva. Per i Greci, invece, questo concetto prende vita nei miti più tragici, e tra questi spicca la storia di Ifigenia, figlia di Agamennone e Clitennestra.
Il matrimonio stesso tra Agamennone e Clitennestra era nato sotto cattivi auspici. La donna era già sposata a Tantalo, da cui aveva avuto un figlio. Agamennone, assetato di potere, uccise tanto il marito quanto il bambino per sposarla e consolidare il proprio dominio. Era inevitabile che da un’unione nata così sanguinosamente si generassero solo sciagure.
La vigilia della guerra
Alla vigilia della guerra di Troia, le milizie greche si raccolsero nella baia di Aulide, pronti a salpare su una flotta immensa. Agamennone, abile e ambizioso, fu nominato comandante supremo: re dei re. Ma come spesso accade a chi ottiene troppo potere, iniziò a comportarsi con arroganza e imprudenza.
Durante una battuta di caccia, si vantò di essere superiore persino ad Artemide nella precisione con l’arco. Un’onta imperdonabile. La dea, offesa, mandò una bonaccia interminabile sulla baia: nessuna nave poteva salpare. Era il preludio di una tragedia.
Il sacrificio imposto
Il sacerdote Calcante, consultato per capire come placare Artemide, riferì l’inquietante volontà della dea: solo il sacrificio della più amata delle figlie di Agamennone, Ifigenia, avrebbe riaperto i venti.
Dilaniato dal dolore e dalla paura di perdere il comando e la gloria, Agamennone architettò un inganno. Fingendo un matrimonio tra Ifigenia e il celebre Achille, convinse Clitennestra a inviare la ragazza ad Aulide. Lo stesso Achille, inconsapevole, fu strumento di questa tragica menzogna.
L’inganno svelato
Quando Ifigenia giunse ad Aulide, la verità venne presto a galla. Non vi era alcun matrimonio in vista: la giovane era destinata al sacrificio. Il passaggio dalla gioia ingenua alla disperazione fu devastante.
La fanciulla si appellò al padre, pregandolo di salvarla. Ma di fronte alla pressione dell’esercito e all’implacabile volontà divina, Ifigenia comprese il peso del suo destino. E fece la scelta più grande: offrire volontariamente la propria vita per il bene della Grecia.
La redenzione inattesa
Quando tutto sembrava compiuto, e Ifigenia era già pronta sull’altare, accadde il miracolo. Artemide, commossa dal coraggio e dalla nobiltà d’animo della giovane, sostituì Ifigenia con una cerbiatta e la salvò. Avvolta in una nube, la trasportò nella lontana Tauride, dove la rese sua sacerdotessa.
Il mito si chiude così: una tragedia evitata all’ultimo istante, una vita spezzata trasformata in un nuovo destino.
Filosofia della colpa e del riscatto
Il mito di Ifigenia ci parla, ancora oggi, di eredità e responsabilità. Ci racconta come i peccati dei padri possano gravare sui figli, ma anche come il coraggio personale possa spezzare la catena della colpa.
Ifigenia non è solo una vittima: è una figura eroica, capace di trasformare la sua condanna in atto di libertà e di amore per la comunità.
Un insegnamento prezioso, per ogni epoca.
📚 Un aiuto per lo studio:
Robert Graves – I miti greci
I protagonisti dell’Iliade raccontati da Bassaparola:
–Il cavallo di Troia: il più celebre stratagemma della storia.
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–Pentesilea, la Regina delle Amazzoni: il duello mortale con Achille nella mitologia greca
–Polissena e Achille: la leggenda della principessa troiana che uccise l’eroe greco
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–Aiace Telamonio: vita, imprese e morte del gigante greco
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