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l mito di Creusa, Ione e Apollo: storia, significato e analisi del dramma di Euripide

Scopri la drammatica vicenda di Creusa e Ione, un mito greco di abbandono, identità e riconciliazione, tra Atene e Delfi, raccontato attraverso la narrazione di Euripide.

La storia di Creusa, figlia del re di Atene Eretteo, e del suo figlio Ione, è un mito di forti contrasti e sorprendenti rivelazioni. Raccontata in particolare nell’Ione di Euripide, questa vicenda fonde elementi tragici e religiosi, proponendo un ritratto intenso della condizione umana e del rapporto con il divino. La trama, densa e drammatica, si intreccia con temi quali la maternità negata, la giustizia divina, l’identità e la rinascita, rappresentando un archetipo mitico di ampio respiro.

L’unione forzata e l’abbandono

Creusa, giovane principessa ateniese, viene posseduta da Apollo in una grotta ai piedi dell’Acropoli. La ragazza tiene segreta la gravidanza e, al momento del parto, dà alla luce un figlio maschio. Per evitare scandali e sospetti, decide di abbandonarlo nella stessa grotta. Nella cesta in cui depone il neonato, pone anche un monile a forma di serpente, simbolo d’identità. Su richiesta del dio, Ermes trasporta il bambino a Delfi, lasciandolo davanti al tempio.

La sacerdotessa Pizia, mossa da compassione, accoglie il neonato e lo alleva nel santuario come fosse un figlio del tempio. Il bambino cresce ignaro delle sue origini, assumendo in età adulta il ruolo di custode del santuario di Apollo, col nome di Ione.

Creusa e Xuto: la ricerca di un figlio

Anni dopo, Creusa sposa Xuto, figlio di Eolo e valoroso comandante ateniese, premiato con la sua mano per aver condotto una guerra vittoriosa. Tuttavia, la coppia non riesce ad avere figli e decide di recarsi a Delfi per interrogare l’oracolo.

Xuto entra per primo nel tempio e riceve un oracolo ambiguo: dovrà considerare suo figlio il primo uomo che incontrerà uscendo. Appena fuori, si imbatte in Ione e, convinto che sia il figlio nato da un precedente incontro con una donna delfica, lo abbraccia come tale. Anche Ione, seppur inizialmente confuso, accetta l’identità assegnatagli.

La gelosia e il tentato omicidio

Creusa, informata della scoperta, reagisce con disperazione e gelosia. L’idea che un figlio illegittimo possa diventare erede della casa reale ateniese le è insopportabile. Incitata da un vecchio servo, decide di avvelenare Ione. Gli offre una coppa di vino contaminato da un veleno mortale. Tuttavia, per volere divino, il giovane versa parte del vino a terra come libagione, e una colomba che ne beve le gocce cade stecchita.

Il tentato omicidio viene smascherato e i notabili di Delfi condannano Creusa alla lapidazione. La donna fugge e cerca rifugio come supplice presso l’altare di Apollo.

La rivelazione e il lieto fine

Nel momento di massima tensione, la Pizia interviene, portando con sé la cesta in cui Ione era stato trovato. Creusa riconosce immediatamente il monile che aveva lasciato accanto al figlio neonato. La verità emerge: Ione è suo figlio, generato da Apollo.

Madre e figlio si ricongiungono tra lacrime ed emozione. Ione viene riconosciuto come erede legittimo e torna ad Atene con Creusa, destinato a diventare re e fondatore di una dinastia. La vicenda, nonostante il suo inizio drammatico, ha un epilogo positivo.

Un mito tra identità e destino

Il mito di Ione ha una forte valenza simbolica e culturale. Non solo crea un ponte tra Atene e Delfi, tra città e santuario, ma incarna il modello mitico dell’eroe abbandonato e poi reintegrato, comune a figure come Giasone, Teseo o Romolo. L’eroe è inizialmente rifiutato, salvato miracolosamente e poi riportato alla propria identità e funzione sociale.

Dal punto di vista religioso, il mito mette in scena l’ambiguità del divino, e in particolare la figura di Apollo, dio che agisce nell’ombra. Se da un lato è colpevole di violenza e apparente indifferenza, dall’altro guida silenziosamente gli eventi verso un ordine superiore, rivelando il suo volto provvidenziale solo alla fine.

Il mito di Creusa e Ione, nel suo intreccio di dolore e riconciliazione, parla della perdita e del recupero, dell’identità negata e poi ritrovata. È un racconto profondamente umano che, attraverso il filtro del sacro, ci interroga sul senso della giustizia, sul ruolo della memoria, e sul mistero del destino. Con la sua struttura narrativa ricca di colpi di scena e simbologie, resta una delle più intense e complesse saghe della mitologia greca, capace ancora oggi di emozionare e far riflettere.

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  • Robert GravesI miti greci Prima della scienza, prima della religione, c’è il mito. Modo ingenuo – ci dicono – modo fantasioso, spregiudicato e prescientifico, di spiegare l’origine delle cose e degli uomini, gli usi i costumi e le leggi. Filologia, etnografia, antropologia hanno lacerato il velo del mito, evidenziandone le radici ideologiche, il retroterra di superstizione e di magia.
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