HomeFilosofia della Grecia AnticaSocrateSocrate: vita, pensiero, processo e morte

Socrate: vita, pensiero, processo e morte

Scopri la vita di Socrate: dalle origini modeste ad Atene alla sua missione filosofica, il coraggio in battaglia, il processo, la morte serena e l’eredità immortale. Un viaggio nella figura che ha cambiato per sempre il pensiero occidentale.

Origini e giovinezza (469-450 a.C.)

Socrate nacque ad Atene nel 470 o 469 a.C., figlio dello scultore Sofronisco e della levatrice Fenarete. Proveniva dal demo di Alopece. È probabile che inizialmente lavorasse nella bottega paterna, apprendendo l’arte della scultura. Alcune tradizioni gli attribuiscono opere celebri come le Cariatidi dell’Acropoli.

Ricevette un’educazione tradizionale: ginnastica per la resistenza fisica, lettura e interpretazione dei poeti per la formazione intellettuale. Mostrava già da giovane una forte tendenza alla riflessione critica e alla curiosità filosofica.

Socrate soldato (432-422 a.C.)

Socrate partecipò come oplita a tre importanti campagne durante la guerra del Peloponneso. Nel 432 a.C. si distinse a Potidea salvando Alcibiade; nel 424 a.C. si comportò eroicamente nella ritirata da Delio accanto al generale Lachète; infine partecipò alla difficile campagna ad Anfipoli.

Era celebre per la sua resistenza fisica eccezionale, capace di sopportare fame, freddo e fatica senza lamentarsi. Il suo coraggio era pari alla sua saggezza: camminava a testa alta, dimostrando una calma e una sicurezza che scoraggiavano gli attacchi nemici.

Socrate e la politica (406-399 a.C.)

Nel 406 a.C., Socrate fu membro dei pritani, un organo del consiglio ateniese. In questa veste si oppose alla condanna collettiva dei generali dopo la battaglia delle Arginuse, dimostrando grande rispetto per la legge e la giustizia.

Durante il regime oligarchico dei Trenta Tiranni (404 a.C.), rifiutò di collaborare a un arresto ingiusto, confermando la sua fedeltà ai principi morali sopra ogni interesse politico. Anche dopo la restaurazione democratica (403 a.C.), rimase una figura sospetta per il suo passato rapporto con uomini come Alcibiade e Crizia.

Socrate e la religione

Socrate era profondamente religioso, ma in modo personale e non conforme alla tradizione ufficiale ateniese. Credeva in un “daimon”, una voce interiore che lo guidava nelle sue decisioni morali. Non negava gli dèi, ma criticava la rappresentazione mitica e antropomorfica che se ne faceva.

La sua “empietà” era dunque solo apparente: Socrate intendeva la religione come ricerca del bene e della verità, non come culto superstizioso.

Socrate e la famiglia

Intorno al 420 a.C., durante la fragile Pace di Nicia, Socrate sposò Santippe, da cui ebbe tre figli: Lamprocle, Sofronisco e Menesseno.

La tradizione tramanda l’immagine di una Santippe irascibile e difficile, mentre Platone nel “Fedone” ce la presenta in modo dignitoso e affettuoso. Il matrimonio, probabilmente contratto per dovere civico più che per amore, ebbe un ruolo secondario nella vita di Socrate, che rimase sempre dedicato alla filosofia.

La povertà volontaria

Nonostante avesse avuto inizialmente mezzi economici, Socrate scelse una vita di estrema semplicità. Dopo la guerra del Peloponneso, con la crisi economica di Atene, cadde in una povertà ancora più marcata.

Rinunciò a esercitare qualsiasi mestiere, rifiutò compensi per l’insegnamento, viveva con poco, vestito con una sola tunica, senza scarpe né mantello. Accettava aiuti dagli amici più facoltosi, come Critone, senza tuttavia mai diventare dipendente o servile.

Socrate e l’arte

Sebbene la sua formazione iniziale fosse legata alla scultura, nella maturità Socrate traspose l’arte al piano della filosofia. Nei dialoghi, spesso paragonava il lavoro dell’artista a quello del pensatore: entrambi cercano l’armonia e la verità.

Mantenne sempre vivo l’interesse per le arti, considerandole strumenti utili per educare l’anima alla bellezza e al bene.

La morte di Socrate (399 a.C.)

Nel 399 a.C., Socrate fu processato per empietà e corruzione della gioventù. Il processo si svolse davanti a una giuria popolare. Socrate, difendendosi, rifiutò di adulare i giudici e si rifiutò di proporre pene umilianti come l’esilio.

Condannato a morte a stretta maggioranza, trascorse in carcere il tempo necessario per l’esecuzione. Nel Fedone, Platone racconta l’ultimo dialogo filosofico con i suoi amici, incentrato sull’immortalità dell’anima.

Con grande serenità, Socrate bevve la cicuta e le sue ultime parole furono: “Critone, dobbiamo un gallo ad Asclepio: pagatelo e non dimenticatevene”, simbolo della guarigione definitiva dalla vita terrena.

L’eredità di Socrate

Socrate non lasciò opere scritte. Fu Platone a trasformare i suoi insegnamenti in opere letterarie immortali, mentre Senofonte ne offrì un’immagine più pratica e concreta.

Socrate diventò il simbolo del filosofo puro: libero, disinteressato, votato alla ricerca incessante della verità. Influenzò non solo Platone e Aristotele, ma tutta la storia del pensiero occidentale, segnando l’inizio della filosofia morale.

Ritratto di Socrate

Fisicamente, Socrate era ben lontano dall’ideale estetico greco: brutto, tozzo, con il naso schiacciato e gli occhi sporgenti. Tuttavia, il suo spirito brillava di intelligenza e ironia.

Era maestro nell’arte del dialogo (la maieutica), capace di far emergere la verità attraverso domande, confutazioni e paradossi. Amava mettersi in discussione e mettere in discussione tutti, convinto che “sapere di non sapere” fosse la vera saggezza.

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