Guida al sito archeologico di Micene

Viaggio all’interno della rocca di Micene. Per la leggenda sulla sua fondazione da Perseo a Pelope clicca -> QUI

L’ingresso alla Cittadella

Visitare il sito archeologico di Micene oggi significa percorrere (con grande emozione) lo stesso tragitto che un tempo conduceva all’interno della cittadella fortificata. La prima impressione è dominata dalla maestosa cinta muraria: un’opera tanto imponente da essere considerata, già nell’antichità, frutto dell’opera dei leggendari Ciclopi. La costruzione della Rocca si svolse in tre fasi principali. Intorno alla metà del XIV secolo a.C., fu fortificata la parte sommitale del colle. Circa un secolo dopo, le mura furono estese verso sud-ovest per includere nuove aree, tra cui la celebre Porta dei Leoni, l’ingresso monumentale della città. Infine, nel XIII secolo a.C., venne realizzata un’ulteriore espansione verso nord-est per proteggere l’accesso alla cisterna sotterranea. Le mura, lunghe circa 900 metri e alte oltre 8 metri in alcuni punti, erano costruite in calcare locale, con materiali più pregiati nelle zone di rappresentanza.

La porta del due leoni

Il Palazzo e il Potere Centrale

All’interno della Rocca, le strutture fondamentali per il governo e il culto erano tutte concentrate, a testimonianza dell’organizzazione centralizzata del potere miceneo. Il punto focale era il Palazzo reale, costruito sulla cima del colle, simbolo della supremazia del sovrano. Al suo interno si trovava il Megaron, una sala rettangolare tripartita destinata alle cerimonie ufficiali, decorate con affreschi vivaci e materiali pregiati, tra cui la lucente pietra gessosa proveniente da Creta. Gli ambienti del megaron erano il teatro delle principali funzioni religiose e politiche. Lungo il versante orientale, inoltre, si estendevano edifici destinati all’élite, botteghe artigiane e magazzini per la conservazione di risorse.

Sito archeologico di Micene

L’ampliamento sud-occidentale

Nel XIII secolo a.C., l’ampliamento delle mura nella zona sud-ovest portò alla realizzazione della monumentale Porta dei Leoni, formata da enormi blocchi calcarei e sormontata da un rilievo scolpito raffigurante due leonesse affrontate, con al centro una colonna. Questa immagine, considerata la prima scultura monumentale d’Europa, rappresentava l’autorità della dinastia micenea. Oltre l’ingresso, si accedeva a edifici cruciali come il granaio, la casa della rampa, la casa del cratere dei guerrieri, nonché il cosiddetto centro culturale: un complesso dedicato al culto, composto da cortili, altari, templi e un edificio decorato con affreschi, dove sono stati rinvenuti numerosi oggetti rituali oggi esposti nei musei archeologici. Nell’area più occidentale sorgeva il quartiere sud-occidentale, un gruppo di undici edifici abitativi e religiosi, alcuni dotati di altari e decorazioni murali.

Vista dall’alto

L’ampliamento nord-orientale

Sempre nel XIII secolo a.C., venne intrapreso l’ultimo ampliamento della cinta muraria, questa volta a nord-est, per proteggere l’accesso alla cisterna sotterranea. Questa straordinaria opera ingegneristica, alimentata da una sorgente distante 360 metri, era accessibile tramite una scala scavata nella roccia. L’ampliamento non solo garantiva la sicurezza idrica della cittadella, ma comprendeva anche edifici adibiti alla raccolta e distribuzione dell’acqua e al controllo degli accessi.

I Circoli Reali A e B

Prima che venisse eretta la cinta muraria, l’area occidentale della Rocca era utilizzata come necropoli. Qui si trovano due importanti complessi funerari: il Circolo Reale B, con 26 tombe risalenti al XVII secolo a.C., e il Circolo Reale A, scoperto da Heinrich Schliemann nel 1876. Quest’ultimo include sei tombe principali e numerosi sepolcri minori, con corredi funebri straordinari: maschere d’oro, armi, gioielli e manufatti esotici, simboli del potere e della ricchezza dei sovrani micenei. L’inclusione del Circolo A all’interno delle mura cittadine, avvenuta nel XIII secolo, sottolinea l’intento di onorare gli antenati e rafforzare l’identità dinastica della città. Oggi questo spazio è uno dei luoghi più suggestivi e rappresentativi dell’intero sito archeologico.

Vista dall’alto

Il centro di culto

Il centro di culto di Micene, un complesso di templi, santuari e annessi, fu costruito agli inizi del XIII secolo a.C. sul versante sud-occidentale della cittadella, al centro dell’area residenziale, a un livello più basso rispetto al palazzo. L’accesso ai santuari era garantito da una via processionale che conduceva a un tempio con altari, una pietra per i sacrifici e un santuario interno. Scale e rampe scendevano verso un edificio noto come Casa di Tsountas e, a un livello ancora inferiore, verso un altro tempio dotato di un altare, piattaforme a gradini, una nicchia e un deposito di idoli di terracotta. Davanti a questi ambienti si trovava un piccolo cortile con un altro grande altare circolare al centro, e accanto vi erano ulteriori stanze, una delle quali decorata con un affresco. Gli edifici subirono gravi danni alla fine del XIII secolo a.C. a causa di un violento terremoto; furono poi riparati e riutilizzati su scala ridotta. Poco dopo vennero distrutti da un incendio localizzato e abbandonati. Nel XII secolo a.C., durante il graduale declino della cittadella, l’area fu occupata da abitazioni, abitate fino alla fine dell’epoca micenea.

Il granaio

A due piani fu costruito dopo la seconda fase di costruzione della cinta muraria (1250 a.C.). I resti carbonizzati di cereali (orzo, grano e veccia) che sono stati trovati in contenitori di stoccaggio nei due ambienti del seminterrato danno il nome all’edificio, che probabilmente era una casa di guardia.

Sito archeologico di Micene

Il tempio

Il Tempio fu costruito dopo il “Megaron”, su un terrazzo inferiore adiacente. L’ambiente principale ha un focolare centrale e una fila di piattaforme a diversi livelli lungo la parete posteriore. Una scala conduceva a una porta, che fu murata e intonacata nell’ultima fase di utilizzo nel tardo XIII secolo a.C.. La stanza sigillatae un’alcova adiacente contenevano figurine d’argilla rotte, serpenti e una “riserva” di piccoli oggetti. Questi furono riposti come oggetti “sacri” dopo un terremoto o altra catastrofe, dimostrando che l’edificio aveva una funzione rituale.

La casa del mercante d’olio

Composta da quattro case, fu costruita all’inizio del XIII secolo a.C. sul versante ovest della strada centrale che conduce all’Acropoli. Era un annesso dell’amministrazione palaziale centrale, distrutta da un incendio nella metà del XIII secolo a.C..

L’edificio più antico, la Casa Ovest, probabilmente supervisionava tutte le attività del complesso e aveva anche una funzione amministrativa, come mostrato dalle tavolette in Lineare B contenenti informazioni sulle razioni del personale. La Casa degli Scudi, un edificio a un piano con pianta unica, era usata come deposito per materiali esotici prima della distribuzione e come laboratorio di falegnameria, come evidenziato dal gran numero di oggetti in pietra, avorio lavorato e oggetti in faïence. Il piano terra della Casa del Mercante d’Olio, con la sua facciata monumentale, era usato per immagazzinare olio e lana. Il piano superiore ospitava appartamenti privati e un archivio in Lineare B. Le origini cretesi di molti vasi stirrup confermano i grandi scambi con i minoici. La Casa delle Sfingi, a due piani, aveva una funzione simile alla Casa degli Scudi, anche come sede amministrativa, come indicano sigilli e tavolette in Lineare B.

La stanza con l’affresco 

La Stanza con l’Affresco, come il Tempio, aveva una funzione rituale. Con il suo focolare, oltre a ritrovamenti di avorio e ceramiche, è una delle scoperte più straordinarie di Micene. Dietro il dipinto murale, un piccolo ripostiglio conteneva grandi quantità di ceramiche, numerosi frammenti d’avorio e un gruppo di gioielli. Una singola figurina d’argilla con le braccia alzate era collocata su una panca bassa, fuori dalla vista della porta, e potrebbe essere stata un oggetto di venerazione. L’edificio fu abbandonato dopo la catastrofe che colpì tutta l’area alla fine del XIII secolo a.C..

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