Ferma condanna a chi aiuta clandestini inneggiando alle foibe

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Immagine da Il Giornale

“Fascists go home (or in foiba) – refugees welcom!”, è lo slogan in rosso scritto sulla pietra del Carso. Un’immagine associata sulle pagine social da un gruppo di pro migranti al racconto, di scatolette, biscotti e acqua lasciati lungo i sentieri del Carso per i clandestini in arrivo dalla Slovenia. La notizia è riportata oggi sulle pagine de Il Giornale dalla penna di Fausto Biloslavo. “Un manipolo di pro migranti, pro foibe, e nemici della polizia è venuto a dare man forte ai talebani dell’accoglienza locale”. I militanti, spiega il giornalista, sono venuti a dare una mano alle associazioni locali al fianco dei migranti della rotta Balcanica.

A condannare la vicenda il consigliere regionale della Lega, Antonio Calligaris: “aiutare i clandestini inneggiando alla tragedia delle foibe titine sui social da parte di un manipolo pro migranti che lascia sulle rotte italo-slovene cibo e viveri per i clandestini, è uno schiaffo alla storia di queste terre. L’accostamento tra l’accoglienza e l’esaltazione della tragedia delle foibe è da condannare con fermezza”.

E aggiunge: “Sono passati solo pochi giorni dalle tragedie che hanno scosso Francia e Austria. Dopo la decapitazione di un professore reo di aver mostrato vignette in classe a difesa della libertà di opinione, tre persone sono state sgozzate a Nizza da B. Aouissaoui, che non è certo il primo jihadista sbarcato in Italia che ha poi sferrato attacchi in altre parti del Vecchio Continente. Era già avvenuto nel 2016 con il responsabile dell’attentato dei mercatini di Natale, Anis Amri, arrivato dalla Tunisia via Lampedusa. Abu Daghnah al Albani, che a Vienna ha ucciso 4 persone ferendone 22, invece seguiva un programma di deradicalizzazione tenuto da una piccola Ong che faceva parte di una rete europea finanziata dall’Ue nel 2013 con 40 milioni di euro. Non è una novità che gli arrivi dei clandestini in Italia siano potenzialmente forieri di islamisti, anche se spesso si cerca di minimizzare o addirittura negare questa eventualità”.