Il professore Mauro Travanut era sindaco durante gli anni della guerra dell’ex Jugoslavia, quando Cervignano ospitò nella sua caserma migliaia di profughi. Un quarto di secolo dopo, questa volta nelle vesti di consigliere regionale, appoggia con decisione la scelta dell’amministrazione comunale di aderire al progetto Sprar –Sistema di protezione per i richiedenti asilo-.
Prof. Travanut, per 12 anni, visse da primo cittadino il problema dei profughi dell’ex Jugoslavia…
Giunse improvvisamente, credo fosse la fine del 1991, nel 1992 la situazione esplose per poi protrarsi fino al 1997. Ma fu nei primi tre anni che la situazione fu particolarmente intensa.
La reazione dei cervignanesi fu di diffidenza?
No, non c’era assolutamente diffidenza, si conoscevano bene le proporzioni del conflitto, le angosce delle persone che fuggivano dalla guerra e dalla morte. Ma soprattutto si era consci che Cervignano comunque aveva questo “destino”. In Friuli, infatti, i profughi vennero distribuiti solo in due punti nevralgici: a Purgessimo e a Cervignano. Noi ne ospitammo migliaia secondo dinamiche delle più strane, provenienti da parti diverse dei Balcani, con religioni diverse. Soprattutto anziani, donne e bambini. Il solo problema dell’inserimento scolastico era un problema enorme.
Il ruolo del comune?
Il comune ebbe un ruolo chiave. I servizi comunali, dai vigili ai servizi sociali, si mossero in quel senso. Il paese si attivò per quello che poteva fare e molti furono i soggetti a distinguersi in quanto a sensibilità. Non c’è stato mai un fenomeno di contrarietà e di ostacolo. Le relazioni con la Chiesa furono decisamente buone e un rapporto costante e continuo fu tenuto con la prefettura. Fu indubbiamente una pagina molto interessante da un punto di vista umano, politico, amministrativo e di relazione fra le istituzioni stato-comune. Intendiamoci, non tutto funzionava bene, c’erano sicuramente delle cose che non andavano.
Diversi profughi sono rimasti e si sono inseriti…
Parecchi sono rimasti, hanno fatto l’esperienza di rimanere e ancora oggi intravedo in paese persone che rammento essere arrivate in quel periodo. Ricordo che andavo all’interno della caserma gestita dalle forze dell’ordine, prefettura e dai soggetti preposti, nelle stanze divise e nelle camerate. C’era il problema delle religioni diverse, delle donne e dei bambini. Un paese dentro il paese.
Non si può certo paragonare a quello che accade oggi?
(Ride) E’ come dire l’uno contro il milione e dal niente si fa una fatica immensa. Mentre quella volta era comunque un fenomeno molto piu’ consistente, i sentimenti diffusi erano di attenzione, adesso, invece, c’è una sproporzione del fenomeno che fa inorridire chi ha vissuto quegli anni. Oggi dovessero anche arrivare 100 rispetto a quello accaduto in quegli anni non ci sarebbe paragone comunque.
Però e’ cambiata anche Cervignano, nel senso che e’ cambiata la società in generale…
In effetti serpeggia un clima più votato agli allarmismi e alla paura, peggiorato a livello complessivo. La cultura si e’ innervata di porzioni di debolezza complessiva dello stato d’animo degli uomini, più votato alle cose grigie e di contrazione dello spirito, piuttosto che all’espansione.
Ha ancora senso parlare di “comunità” nella società in cui viviamo?
Ci sono molti tentativi, che vanno a buon fine, di disgregazione. Nietzsche aveva ragione: il nichilismo, inteso come distruzione di legami, ha più spazio. Si stanno polverizzando le strutture di congiunzione delle parti, e conseguentemente l’individuo è più isolato e diventa meno interessante e più votato alle paure e alle preoccupazioni. Anche si incattivisce. L’individuo si plasma meglio se a confronto con altri, come una famiglia ampia forse plasma meglio i suoi soggetti per un confronto più diffuso. Ogni demone trova terreno fertile: si vede l’altro con il sospetto che possa metterci in difficoltà. Non e’ piu’ una comunità di condivisione.
Ha fatto bene il suo sindaco Gianluigi Savino ad aderire allo Sprar?
Assolutamente. Lo Sprar rende ragione di una soggettività: fa sì che la parte rappresentativa del comune diventi soggetto e perda la passività che invece appartiene all’altro strumento del “si arrangino gli altri”. E’ chiaro che un mondo di sinistra non puo’ sostenere un “si arrangino gli altri”, non sta nelle corde. Se penso alla mia giovinezza dove c’era l’internazionalismo… Il comune non può lasciare a terzi qualcosa che capita sul suo territorio, guai se lo avesse fatto.
La maggioranza di Cervignano e’ unanime nella decisione di aderire allo Sprar?
Sono fra quelli, circa una ventina di persone tra rappresentanti di forze politiche, consiglieri e giunta, che ha sostenuto la linea di adesione al progetto Sprar. Il Sindaco non ha preso questa decisione da solo. La maggioranza si e’ espressa attraverso interventi positivi, qualcuno ha auspicato che il progetto non sia “lasciato li”, ma diventi di compartecipazione. Nessuno ha detto che questa via non debba essere perseguita, ma la decisione e’ lievitata in modo corale e il sindaco è stato confortato da un indirizzo unanime.
Molte le polemiche per lo striscione di Forza Nuova e prima ancora per la manifestazione di alcuni amministratori “con la candeline” a Grado…
Lo striscione e’ un gesto oscuro. Chi ha delle idee deve farsi vedere, fare un’assemblea, mostrarsi con coraggio. La bellezza delle persone è quando sanno mostrarsi alla luce del giorno. La manifestazione “con le candeline” a Grado, a cui non ho partecipato per motivi personali, e’ stata una cosa palese, fatta davanti agli occhi di tutti. L’azione a Grado è stata un’azione manifesta, mentre di quella a Cervignano non si può dire lo stesso. La critica e il contraddittorio non possono mancare, e’ giusto che ognuno argomenti il suo pensiero, ma nel rispetto reciproco.