Patrick Piras da Latisana alla Grande Mela: “New York è una città dinamica, libera e multiculturale, proprio come me!”

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Patrick Piras parte da Latisana alla vota della Grande Mela per realizzare il suo sogno: essere un ballerino professionista. Il destino gli riserva l’opportunità di diventare allievo borsista nella prestigiosa The Ailey School, il più grande centro dedicato alla danza di New York, frequentato da circa 3500 studenti l’anno. Patrick coglie l’occasione al volo. Sono passati ormai diversi anni dallo “Jesolo Dance Contest 2013”, oggi si esibisce nei teatri piu’ famosi di New York e non solo. L’America offre delle opportunità in Italia inimmaginabili.

Patrick, quali sono le difficoltà in Italia per un ragazzo che si dedica alla danza?

Gli ostacoli che un ragazzo trova davanti a se’ quando sceglie di dedicarsi alla danza sono molti e, per quanto riguarda me stesso, spesso questi ostacoli mi portano a mettere in discussione tutto: le passioni e il modo di essere.  Per quanto possa risultare banale, la danza è molto spesso considerata un’arte prettamente femminile o almeno questa è la credenza che la maggior parte delle persone ha, o ha avuto, durante la mia infanzia. A causa di questa passione ho dovuto sopportare le continue prese in giro degli altri maschi e le discriminazioni dovute ad un orientamento sessuale differente da loro stesso attribuitomi solo per via della danza. È vero, la danza ti porta a passare gran parte del tempo in un contesto prevalentemente femminile ma questo, per quanto mi riguarda, non ha mai influito sul mio orientamento sessuale. A dirla tutta, è grazie alla danza se ho sviluppato una mentalità aperta, assolutamente liberale e fermamente contraria ad omofobia, razzismo e discriminazioni di ogni tipo. Il secondo ostacolo che ho trovato nel mio percorso è invece ci carattere economico: in Italia al giorno d’oggi ballare costa molto caro. La danza è un’arte e, in quanto tale, richiede insegnanti di alto livello e questi professionisti vanno pagati. Non mi pento assolutamente dei sacrifici che io e la mia famiglia abbiamo fatto per riuscire a pagare ogni mese le lezioni, rinunciando anche a viaggi d’istruzione, uscite con gli amici e compere, ma certo non è stato facile. In realtà per me non sono mai stati veri e propri sacrifici, la danza è sempre venuta prima di tutto.

Lo stile di vita di un ballerino professionista?

Non è per niente facile e spesso sottovalutato; dietro ad ogni spettacolo ci sono ore passate in sala prove o nello studio per migliorare la tecnica. Solitamente,  mi alleno 5 giorni alla settimana per 5 ore al giorno, cercando di trovare quando possibile il tempo per andare a lezione, per mantenere la tecnica e continuare a migliorarmi. Inoltre, dal momenti che non è possibile vivere a New York solo di danza, per riuscire a mantenermi e allo stesso tempo mettere qualcosa da parte, faccio altri due lavori. Di sera lavoro come manager presso il dipartimento della “Alvin Ailey Foundation” che offre lezioni a livello amatoriale per adulti, mentre nel weekend insegno danza a bambini dai 3 ai 12 anni presso “the Ailey School” la scuola della fondazione dove io stesso mi sono diplomato. Sono quindi sempre attivo e in movimento, sia con il corpo che con la mente. Durante il giorno mi sposto con la metropolitana e, per un motivo o per un altro non sono mai a casa, se non per dormire. Quando riesco a ritagliare un po’ di tempo libero, lo uso per comunicare con i miei amici e parenti lontani o a rivedere gli appunti presi a lezione o i video delle coreografie. Quando mi esibisco, solitamente gli spettacoli occupano tutta la giornata. La compagnia è già al lavoro dalla mattina: si provano i pezzi, le luci e i costumi sul palco, così quando il sipario si alza e inizia lo spettacolo in realtà noi abbiamo già lavorato parecchie ore. Questo stile di vita così intenso richiede molte energie, fisiche e mentali. Un’alimentazione corretta e uno stile di vita sano sono fondamentali per mantenere corpo e anima in forma. Cerco il più possibile di mangiare sano ed equilibrato, possibilmente cibi preparati da me, anche se per motivi di tempo spesso non è possibile. È  importante bere tanta acqua e tenersi attivi sgranocchiando snack come noci, mandorle o barrette energetiche. Il corpo è il mio principale strumento, devo averne molta cura.

Ti sei integrato negli Stati Uniti? 

New York è oramai la mia casa. Sono arrivato qui quasi quattro anni fa e, per quanto alcune abitudini potessero essere lontane dal mio stile di vita italiano, è stato inevitabile integrarsi. Vivere in una grande città è sempre stato il mio sogno e non mi sono mai sentito a mio agio in campagna. New York è una città dinamica, libera e multiculturale, proprio come me! Ciò detto, ho ancora alcune difficoltà a stringere amicizia con persone americane, spesso non trovo tanti punti in comune, cosa che solitamente avviene invece per altri immigrati come me. Tutto sommato, il passaggio dalla vita studentesca a quella del mondo del lavoro mi ha dato un grande impulso ad espandere i miei orizzonti, obbligandomi ad avere a che fare con persone appartenenti a diversi strati sociali e con background anche molto differenti. In generale, c’è da dire che sebbene io non sia una persona a prima impatto molto socievole ed espansiva; sono un osservatore e, prima di dare confidenza ed aprirmi devo avere un quadro completo della soluzione.

Quali sono i tuoi obiettivi lavorativi?

La mia vita è ancora un libro pieno di tante pagine bianche ancora da scrivere. La carriera di ballerino è iniziata quasi per caso, quando meno me lo sarei aspettato, l’obiettivo di vivere in una grande città e fare quello che mi piace è stato ampiamente soddisfatto. Ora come ora le mie ambizioni sono quelle di migliorare giorno dopo giorno me stesso e cercare di farmi strada nel mondo della danza, sperando di passare in compagnie sempre più grandi e, perché no, girare il mondo. Studiare e poi lavorare negli Stati Uniti mi ha reso una persona e un danzatore diverso. Il mio sogno è quello di tornare in Italia una volta ritiratomi dalle scene e creare uno spazio in Italia dove anche chi non ha la possibilità, possa avere accesso alle tecniche e alle esperienze che io ho avuto la fortuna di provare. Ovviamente nel mio futuro vorrei anche costruire una famiglia ma, ora come ora, non ho assolutamente il tempo e le risorse per sistemarmi.

Pensi mai a come sarebbe stata la tua vita in Italia?
A dire la verità ci penso spesso. Come ho già detto la mia carriera da ballerino è cominciata quasi per caso. Il mio modo di pensare molto realista e concreto non mi ha mai portato a pensare di poter sfondare nel mondo della danza. Ho avuto la fortuna e lavorato molto per conciliare quest’arte con lo studio. Ho una laurea in Infermieristica conseguita proprio prima di partire. La mia vita in Italia sarebbe stata quella dell’Infermiere, probabilmente avrei proseguito negli studi, dato il mio carattere forte e determinato, perche’ la carriera accademica e
dirigenziale hanno sempre  suscitato in me un certo fascino.
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