Immagine dal Profilo Facebook Progetto Democratico-Terzo di Aquileia
Ieri sera il disco verde per l’avvio dell’iter per la fusione con Aquileia e’ arrivato anche dal consiglio comunale di Terzo, come gia’ detto in precedenza, con 9 voti a favore e i 4 contrari della minoranza. Per par condicio in calce si puo’ leggere la dichiarazione della maggioranza – Barbara Vatta, Francesco Contin, Giulia Bidut, Antonio Clementin, Alessio Furlan, Nicola Musian, Tiziana Morsanutto, Cristina Zambon e Il Sindaco Michele Tibald- che, come fatto notare dall’assessore Francesco Contin, nel precedente post mancava. La pubblichiamo volentieri anche qui, cosi che chi legge può farsi un’idea delle ragioni del SI oltre che di quelle del NO della minoranza lette dal consigliere Boccalon (clicca QUI)
DICHIARAZIONE DI VOTO DELLA LISTA CIVICA PROGETTO DEMOCRATICO
“Quando fai qualcosa, sappi che avrai contro quelli che volevano fare la stessa cosa, quelli che volevano fare il contrario e la stragrande maggioranza di quelli che non volevano fare niente” (Confucio)
I tanti buoni e convincenti motivi per i quali i due Sindaci di Terzo di Aquileia e Aquileia sostenuti dalle rispettive maggioranze consiliari hanno proposto ai rispettivi Consigli comunali e soprattutto alle due comunità di vagliare la possibilità di un progetto di fusione e quindi di costituzione di un Comune unico tra Terzo di Aquileia e Aquileia, sono già contenuti in premessa nella delibera che il Sindaco Tibald ci ha appena illustrato. Progetto Democratico condivide unanimemente e appoggia sia la scelta di avviare il percorso, sia l’approccio aperto, non ideologico e collaborativo assunto dai due primi cittadini in questa fase propedeutica, sia infine i contenuti stessi della delibera.
Del resto è ormai da qualche tempo che il quadro di rapida trasformazione dell’economia e della società a tutti i livelli, ci pone come amministratori e cittadini il problema di una nuova definizione del concetto di ‘Comune’ e di ‘Comunità locale’. Cos’è oggi un Comune? È sufficiente nel 2017 richiamare il vecchio confine amministrativo che delimita un dato territorio e la condivisione di riti e tradizioni della sua popolazione residente per avere una definizione soddisfacente di Comune? Che cosa sarebbe una comunità senza scuole, asili, assistenza, sanità, sicurezza, senza beni artistici e culturali, verde pubblico, spazi ricreativi e strutture sportive, senza infrastrutture produttive, reti dell’energia e dei servizi, senza opportunità di lavoro e di reddito?
Per garantire questi servizi servono risorse umane, naturali, finanziarie e buone pratiche gestionali, senza le quali non è più possibile assicurare nemmeno la sopravvivenza di quell’identità tanto evocata da chi propone di lasciare tutto com’è ora.
Tutti, anche quelli che hanno paura del cambiamento, sappiamo che Comuni troppo piccoli impiegano le poche risorse disponibili per mantenere la struttura comunale e non per erogare servizi adeguati ai loro cittadini. E che la scelta, oggi, è tra tagliare i servizi o ricorrere a una maggiore imposizione fiscale.
Le difficoltà di sopravvivenza dei Comuni sono una buona ragione ma non sono ovviamente la sola ragione.
Per Progetto Democratico il progetto di fusione rappresenta una grande occasione per costruire, con le nostre capacità, con le nostre energie e intelligenze, con le nostre mani, il nostro futuro, è l’opportunità rara di lasciare ai nostri figli e nipoti una comunità forte, sana, aperta al mondo, unita, (non chiusa nella propria paura e nella diffidenza verso la complessità dell’oggi), è infine la possibilità di esercitare sul serio la nostra autonomia e autodeterminarci.
E a dirla tutta, i motivi contrari a un progetto di questo tipo sono davvero pochi, pochissimi, sicuramente non paragonabili ai tanti vantaggi in termini di crescita, di sviluppo, di coesione territoriale, di salto culturale e sociale e anche di prestigio che la nascita di un Comune di più di 6.000 abitanti potrebbe rappresentare per questo strategico territorio della nostra Regione.
Certo dovremmo noi per primi liberarci dagli schemi precostituiti, dalle storie passate e ormai chiuse che tendono a condizionare ancora la nostra visione delle realtà, da vecchie e nuove forme di campanilismo, da timori ed egoismi che non ci aiutano a fare passi in avanti.
Spesso i cittadini, pur senza esserne consapevoli, vivono già la nuova realtà e ogni giorno attraversano confini amministrativi che non separano più nulla. Si pensi ai matrimoni e relazioni tra gli abitanti dei due Comuni, bambini che abitano a Terzo e frequentano le scuole di Aquileia o viceversa, acquisti, spesa, medico, artigiano, associazione, impresa, luogo di lavoro, sport, svago o preghiera sono tutti indipendenti dalla residenza anagrafica. Le due comunità sono una coppia di fatto, sono realtà già unite per tradizioni, relazioni economiche, sociali e familiari. Come non provare almeno a immaginare un percorso che punti in futuro al matrimonio, a una casa più grande, accogliente, attrezzata e moderna?
La comunità di Terzo di Aquileia è capace di guardare con fiducia e coraggio al futuro, è sufficientemente matura per accogliere il cambiamento senza paura, ha una tradizione fortissima di apertura, pluralismo, rispetto della democrazia, della libertà e della diversità che la rendono una comunità vitale, curiosa e accogliente.
Siamo sicuri che il percorso che ci aspetta sarà una bella occasione di confronto, riflessione, analisi e progettazione per entrambe le comunità e che, al di là dell’esito finale e del rispetto totale della volontà dei cittadini e delle cittadine, alla fine saremo tutti un po’ più ricchi, informati, preparati e consapevoli delle grandi potenzialità di questo territorio e della sua gente.
FONTE profilo Facebook Progetto Democratico – Terzo Aquileia