L’OPINIONE RADICAL CHIC NON NECESSARIA
di ANDREA AMICO
Ed eccoci al dunque, la risposta radical chic mediocre quanto non necessaria, anzi fuori luogo pubblicata sul Messaggero Veneto l’8 di dicembre 2016, ora analizziamo l’articolo.
Come prima cosa, propria di un vero radical chic si crea la contrapposizione tra due personaggi legati alla storia internazionale, Ernesto Che Guevara e il Kaiser Franz Joseph I, dunque partiamo dal “messaggio subliminale” legato proprio all’uomo nella foto dell’articolo, il Che. Parte così lo scritto, parlando di un rivoluzionario comunista sudamericano, senza condannarlo o elogiarlo, viene semplicemente preso come esempio per poi contrapporlo alla “pietra dello scandalo”, il Kaiser, il vero problema.
Innanzitutto fa notare quanto i più giovani sappiano riconoscere il Che piuttosto che il Kiaser ormai relegato dai radical chic italiani al ricordo di qualche vecchietto nostalgico, si fa notare il cappello da cacciatore con le piume, così da renderlo anacronistico ed ancora più legato a questo lontanissimo passato.
Secondariamente descrive gli annunci facendo notare la differenza tra Friuli e Trieste (non sapendo che friulani e triestini hanno collaborato serenamente alla creazione dei due annunci per il Kaiser) creando così una similitudine sul quale è basato questo scritto, ovvero la contrapposizione tra Che e Kaiser.
Rimarca la contemporaneità del Che citando le famose t-shirt sulle quali da decenni è raffigurato il rivoluzionario, per poi arrivare addirittura a citare Mao il dittatore.
Schivato frettolosamente il dittatore cinese si ritorna sul Che, il romantico ribelle contemporaneo che tutto sommato non è male ricordare, è figo, progressista, alla moda da decenni… apriti cielo come la mettiamo con il Kaiser “senza essere accusati di essere austriacanti?”.
Partiamo della falla nella frase: “austriacanti” la parola ha un significato preciso, ovvero quello che definisce una persona di lingua italiana ma austriaco che non condivide la visione di indipendenza degli italiani (e qui lo dico io) del vecchio e anacronistico Regno Italiano, lo stesso che diede vita al fascismo e alle leggi razziali, lo stesso Regno alleato con la Germania nazista, lo stesso che si è portato oltre i limiti del nazionalismo più spinto macchiato da genocidi ed etnocidi.
Dunque usare la parola “austriacanti” è sbagliato, la stessa parola inventata dagli italiani è sbagliata e fa parte di tutto il processo di nazionalizzazione e dell’ etnocidio portato avanti nei decenni dall’Italia.
Si passa poi a parlare di barricate, chi sta da una parte chi dall’altra di questa guerra ideologica legata alla storia che gli italiani (intesi come nazionalisti, fascisti e quant’altro) vedono e vogliono ancora combattere, sono buffi, li vedo un po’ come dei Don Chisciotte al galoppo contro dei temibili mulini a vento guardati come se fossero terribili giganti.
Ed arriviamo alla sostanza di questo articolo, la vera motivazione, le barricate si trasformano in trincee, questo ci riporta alla prima guerra mondiale, alla paura degli italiani verso i mulini a vento “austriacanti” quelli che in realtà vogliono ricreare l’Impero, i confini e magari…la guerra, interpretando la storia in modo sbagliato, non come l’Italia impone.
No caro il mio radical chic, non aver paura, non abbiatene neanche voi italiani dal cuore tricolore, nessuno vuole intaccare l’integrità della Nazione italiana, questo nazionalismo ha causato fin troppa morte e troppo dolore in poco più di 150 anni di storia.
La simpatia nei confronti di un personaggio storico e di un Impero che non esiste più rimane tale, legata alla storia (anche famigliare) ai popoli ed alle tradizioni, creano peculiarità che, a differenza dei nazionalisti italiani, ci fanno abbattere i confini e ci legano a molti altri popoli.
Dunque lasciamo che i feticisti del tricolore continuino la loro battaglia contro i mulini a vento, chiusi nei loro confini culturali, mentre noi faremo di tutto per non perdere la cultura e la storia tramandata dalla gente delle nostre terre, noi non abbiamo confini e non abbiamo paura dei morti.