A lezione di TRAVANUT. IL POST KANTISMO DA REINHOLD A FICHTE

1782

Il post kantismo: Karl L. Reinhold

Sono gli stessi Kantiani a trovare il punto debole del pensiero del filosofo prussiano. Se la cosa in se’, il non conosciuto, lo conoscessi, ci sarebbero solo giudizi sintetici a posteriori. Si conoscerebbe lo stato di fatto del mondo ma non le leggi del mondo e di conseguenza non avrei una conoscenza delle regole di come il mondo si compone. Si cadrebbe così nella visione di David Hume. Quindi non si devo conoscerlo. Karl L. Reinhold (i834-1880), professore a Jena, fu uno dei massimi divulgatori della filosofia Kantiana e tentò di inserire nuovi elementi portando la filosofia kantiana verso l’idealismo. Reinhold dice che se lui non lo conosco ed e’ la cosa in se, ho solo il fenomeno. La cosa in se sarà quella che produce il fenomeno. Se io non conosco lui e lui mi dà il fenomeno che organizzo, non applico allora una categoria su una cosa che non conosco?” La grandezza che fu di Kant: il conoscere solo quello che si può sperimentare, di cio’ che non si può sperimentare posso avere fantasia ma non conoscenza. Il prussiano non tradirà Hume: si conosce solo se si fa esperienza. Reinhold ribatte che applicando una condizione che e’ la categoria della causa effetto, si applica una categoria su un oggetto che non si conosce. Inizia lo scricchiolio del pensiero kantiano, Kant dice che la cosa in se’ esiste. Ma Raynol sottolinea come l’esistenza stessa sia tra le 12 categorie. Kant ha applicato impropriamente le categorie, che per solito si devono applicare solo nell’esperienza, dove non puo’ essere fatta esperienza perché la cosa in se’ non la si conosce. I professori kantiani dopo questa scoperta però si fermarono.

Il culmine dell’ottimismo

Siamo a cavallo fra 1780-1790, in Francia soffia il vento della grande rivoluzione francese. Gia’ Kant usciva per certi versi dall’Illuminismo, lasciando intravedere le prime luci del romanticismo. Con Fichte si entra nel contemporaneo. La storia non ci offrirà più un periodo grande come questo che si consumerà nell’arco di una decina d’anni. Certo arriveranno Nietzsche e anche Schopenhauer, ma ormai l’ambito è quello della decadenza. Questi sono gli anni del massimo dell’ottimismo in Europa. Dopo Hegel l’ottimismo decadrà per arrivare a degli estremi di pensiero. Mentre gli idealisti sono volatili, per il filosofo italiano Severino, tutta la tecnica moderna trova la sua culla proprio in Fichte e in Hegel che danno il senso profondo di quello che siamo.

I dualismi Kantiani

Kant ha diviso: cosa in se’ e fenomeno, sensibilità e intelletto, natura e soggetto. Fichte da un dualismo vuole arrivare a un monismo, e metterne insieme le parti. Una delle immagini piu’ belle che Kant ci lascia e’ quella dell’uomo naufrago su un’isola in mezzo a un mare tempestoso. L’uomo sta nella sua soggettività e il mare e’ il mondo, cioè la conoscenza della cosa in se’. Dal punto di vista psicologico il mondo kantiano non fa dell’uomo un uomo operativo, invece nel monismo Fichtiano la spinta dell’uomo e’ notevole: l’uomo va verso il mondo, fa, vuole cambiare. Siamo di fronte a una modifica profonda all’atteggiamento umano. Fichte ha respirato la rivoluzione francese. Da una parte la Francia con la sua praticità, dall’altra la Prussia la cui rivoluzione e’ giunta sul piano intellettuale. Già Kant aveva fatto suonare le trombe di: libertà, fraternità, uguaglianza.  Si era ormai entrati prepotentemente nel mondo della borghesia.

Johann Gottlieb Fichte

Fichte nasce il 19 maggio del 1762, 38 anni dopo Kant e 8 anni prima di Hegel, in Sassonia a Rammenau da una famiglia poverissima. Morirà nel 1814 a soli 52 anni. Durante l’infanzia e’ costretto a lavorare come guardiano di oche. Il destino volle che il barone Von Miltitz rimanesse colpito nell’udire il piccolo Fichte ripetere a memoria un sermone, che egli aveva perso, tanto da decidere di aiutarlo a studiare. Nel 1780 si iscrive a teologia a Jeana e poi a Lipsia. Quando gli aiuti economici del barone vengono meno, deve lavorare come precettore. A Zurigo incontra Johanna Rahn che diventerà sua moglie. Solo nel 1790 fu illuminato da La Critica della ragion pratica di Kant. In un anno scriverà un’opera intitolata “Saggio di una critica di ogni rivelazionein cui esponeva i principi della dottrina Kantiana che presentò allo stesso Kant. Nel 1792 un editore, grazie all’interessamento del filosofo di Konigsberg, pubblico l’opera anonima di Fichte. Fu lo stesso Kant a rivelare il nome dell’autore che venne chiamato ad insegnare all’università di Jena. Nel 1791 a Danzica, Fichte stese una difesa degli editti del governo prussiano che pero’ gli venne censurata. “Non piegarsi a chi ha il potere”

Fichte fu professore a Jena solo per quattro anni, fino al 1798 quando il suo posto sara’ preso-causa la famosa polemica sull’ateismo- dal giovanissimo Schelling a soli 23 anni, entrato nelle grazie di Goethe. “Tramonta una stella e ne emerge un’altra”. Nel 1794 a Jena Fichte scrive La dottrina della scienza. Le edizioni furono ben quindici.

Fichte, dopo aver perso la cattedra di Jena, e’ costretto a ricominciare da zero e quindi a mantenersi come precettore a Berlino. In città frequentò il Circolo dei romantici –Schlegel, Schleiermacher, Novalis che gli riconobbero le indubbie capacità. Nel 1805 ricomincerà a insegnare a Erlangen, un’università secondaria. Ma ormai Napoleone era alle porte. E nel 1806 vide “l’anima del mondo a cavallo” invadere Konigsberg e ritornato a Berlino scrisse i “Discorsi alla nazione tedescain cui incitava il popolo tedesco a non sottomettersi alla dominazione napoleonica. Discorsi che verranno usati da Adolf Hitler molti anni dopo. La pubblicazione lo rese celebre tanto che il Re stesso lo nominò professore a Berlino, dove in seguito fu rettore.

La morte lo raggiunse ancora giovane a soli 52 anni. La sua tomba si trova a Berlino poco distante da quella di Hegel.

Dalla temporalità alla logica

Fichte vuole trovare un principio che unisca le critiche di Kant, qualcosa di centrale da cui deriva il resto. Un principio da cui dedurre il resto: un fondamento. Questo fondamento, secondo Fichte, non può essere trovato nelle scienze. La scienza utilizza dei mezzi che la scienza stessa non esplora fino in fondo dando per scontato causa effetto e metodo induttivo. La scienza proprio perché e’ enumerativa e descrittiva ha il difetto di aggiungere qualcosa senza che sia dedotto. Fichte rimprovera anche Kant. Per il filosofo di Konigsberg i suoi predecessori erano dogmatici perche’ cercavano le leggi delle cose del mondo, mentre le leggi sono nella mente dell’uomo. Ma per Fichte lo stesso Kant e’ dogmatico perché anche lui e’ nella condizione di dare per scontato la cosa in se’ senza dimostrarlo. Lo scriverà nel 1794 nella Dottrina della Scienza. Per capire la Dottrina della scienza bisogna uscire dalla temporalita’, vale a dire dal mondo commune di intendere il mondo, le cose e i processiche si consumano in quello, per affrontare lo studio in termini squisitamente logici.

“Giovedi 17, il lavoro sara’ proprio questo: capire la Dottrina della scienza”…parola di Travanut.

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