Sale in cattedra Mauro Travanut nella galleria di Via Roma dell’Associazione Da Arie a Cervignano del Friuli. Troppo piccola la sala per contenere i suoi passi, il pensiero e la tanta gente presente.
Un fanciullino Travanut, filosofo navigato, a volte anche politico, oltre la tristezza di una platea di amministratori inetti al confronto. Sono previsti altri incontri in galleria tra arte genio e follia, a calcare la parte finale del corso di filosofia che prenderà avvio in autunno quando l’occhio si stringera’ sulle cose semplici. Senza lasciar spazio a fughe.
In occidente il primo a puntare il dito su passioni e sentimenti e’ stato Aristotele, il primo a giocare con massima destrezza. Siamo alla fine delle citta’ stato. Alessandro Magno ne e’ il frutto. Prosciugata la polis gli individui diventano più fragili, piu’ deboli. Tutto il pensiero coltiverà passioni e sentimenti. Scetticismo, stoicismo, epicurei… e in parallelo il cristianesimo. La similitudine corre ai giorni nostri con l’impero che crolla, si sgretola l’intelletto. Anche San Tommaso si occuperà di queste cose.
Nel panorama moderno l’eccelso è Spinosa, fine del Seicento. Tre passioni: tristezza, gioia, desiderio alla base di una piramide di 48 passioni. Una mente splendida destinata a lasciare un segno indelebile. Hegel, Nietzsche, Heidegger… tutti innamorati di Spinoza.
Travanut sceglie di sviluppare Hegel. Il desiderio in Hegel. L’uomo non può non essere che desiderio. Hegel cerca di giustificare come sorge l’uomo. Si chiede: cos’è l’uomo? E’ una coscienza di se. E’ colui il quale dice io. Quali le uguaglianze fra un uomo, un cane e una zanzara. Tutti e tre hanno sentimento di loro stessi. Ma non si arriva all’io. Non tutti hanno coscienza di se. Mentre col sentimento ce la caviamo e capiamo cos’è, tutt’altro e’ capire il termine coscienza. Relazione tra me interno e un esterno. Devo ricercare l’autocoscienza colei che ritorna su se stessa.
Travanut e’ perso, affogato nel camminare e nel parlare, mentre la platea affonda dentro il pensiero.
La genesi dell’uomo non può essere data dall’intelletto, dalla ragione, l’uomo non sorge da lì, ma anche da lì. Quando interviene Dio? Quando l’uomo può dire io. Un atto che nulla ha a che vedere con l’intelletto.
La sete mi richiama a me. E’ un bisogno. Termine meno raffinato del desiderio che mi trova impreparato. Ma quando sento il bisogno, si apre il fronte del desiderio. Scelgo delle opportunità. Cosi come capita per la fame. Fame e’ un bisogno che genera il desiderio di una mela… Tutti neghiamo cio’ che desideriamo con una negazione relativa. Un ciclo continuo.
Rimaniamo incatenati nella natura perché il desiderio è una condizione necessaria ma non sufficiente. Per uscire dalla concezione animale deve accadere qualcosa di straordinario. Il desiderare qualcosa di non naturale, che non sia la mela. Solo cosi arrivo all’autocoscienza. Cosa fare? Desiderare un desiderio, così da essere riconosciuto dall’altro. Traducendo desiderare che l’altro mi desideri. A volte invocarne la critica, altre la benevolenza.
Ogni volta ascoltando Travanut mi sento un po’ più ignorante. Pero’ ho trovato la nuova frase della settimana per il mio status su whatsapp: il desiderio e’ la presenza di un’assenza.